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Taranto, scontro Regione-Stato su Ilva. Emiliano impugna decreto, il ministro stoppa il negoziato

Pubblicato da: redazione | Mer, 29 Novembre 2017 - 19:00
Un momento del presidio degli operai Ilva a Roma in piazza Montecitorio, davanti alla Camera dei deputati, in concomitanza con l'incontro a Palazzo Chigi tra il governo, le parti sociali, le istituzioni locali e la stessa azienda, sul futuro dello stabilimento di Taranto, 29 novembre 2012.

“Ho deciso che congeleremo il negoziato sull’Ilva aspettando la decisione del Tar di Lecce sull’impugnativa del governatore della regione Puglia, Emiliano, e del Comune di Taranto”. Lo ha annunciato oggi il ministro dello sviluppo, Carlo Calenda durante l’assemblea della Cgil sull’acciaio. “Sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione. Se il Tar di Lecce accoglie l’impugnativa, l’amministrazione straordinaria dovrà procedere allo spegnimento dell’Ilva”.

“Dagli Enti locali c’è una gestione schizofrenica. Ma si sappia, se Regione e Comune usano tutti i mezzi necessari per far saltare l’Ilva, l’Ilva salta”. Così il ministro Carlo Calenda. “Allora però Emiliano lo dica in modo chiaro non attraverso i ricorsi ma assumendosene la responsabilità”, ha aggiunto il ministro

È, quindi, scontro totale sull’Ilva tra la Regione Puglia, il comune di Taranto e il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. Il governatore pugliese Michele Emiliano e il sindaco della città Rinaldo Melucci ieri hanno impugnato il decreto con il quale a fine settembre il governo ha modificato il piano ambientale. “E’ illegittimo”, ha detto il governatore indicando la proroga prevista a prescrizioni già di fatto scadute. “La decisione – ha subito accusato il ministro – mette a rischio l’intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell’ambiente”. Il decreto ricorda infatti, prevede anche il contingentamento della produzione a 6 tonnellate per limitare le emissioni.

La polemica arriva mentre è in atto il confronto sul piano industriale che sembra procedere a rilento, mentre la variabile tempo diventa sempre più fondamentale. Tutte le parti cercano di recuperare quello perduto e così ‘accelerarè diventa la parola d’ordine. Il ministro Calenda parla di un confronto costruttivo per assicurare investimenti industriali per 1,2 miliardi, ambientali per 2,3 miliardi e la tutela di circa 20 mila posti di lavoro diretti e indiretti.

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