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Bari nella Rete delle Università contro il fondamentalismo religioso: corsi di deradicalizzazione per battere il terrorismo

Pubblicato da: redazione | Ven, 5 Aprile 2019 - 18:00
Ateneo Uniba1

Dieci università italiane, tra cui due pugliesi, la Aldo Moro e la LUM, e 12 università di Paesi aderenti all’Organizzazione della cooperazione islamica (OCI), tra cui Casablanca, Cairo, Rabat, Beirut, Tunisi e Algeri, partecipano al progetto internazionale PriMED-Prevenzione e Interazione nello spazio trans Mediterraneo. Gli atenei realizzeranno corsi congiunti di Alta Formazione sulla mediazione interculturale e sulla prevenzione e deradicalizzazione dei fenomeni terroristici di ispirazione religiosa.

«Il nostro impegno che abbiamo già concretizzato con la creazione di un Master sulla deradicalizzazione – ha spiegato il rettore dell’università ‘Aldo Morò Antonio Felice Uricchio – è quello di valorizzare le esperienze maturate promuovendo iniziative scientifiche e sociali per prevenire azioni terroristiche di stampo religioso». «Le attività di formazione – ha proseguito Uricchio – che si terranno sia in lezioni frontali in aula sia e-learning sono rivolte a tecnici ed amministratori che già operano a contatto con le realtà islamiche nel nostro Paese e agli studenti per far crescere una mentalità di inclusione di pace e di antiterrorismo». «Il ruolo delle Università – ha detto il docente di Diritto pubblico delle religioni e referente del Progetto PriMED per la LUM, Francesco Alicino – è di diffondere il sapere sui territori creando una rete attraverso l’interdisciplinarietà per la coesione tra le persone attraverso la legalità che conduce alla integrazione e alla socialità».

«Lo spirito del Progetto – ha spiegato il responsabile scientifico, la prof.Laura Sabrina Martucci – è di creare un dialogo tra atenei e, quindi, tra formatori nazionali ed esteri per rafforzare un dialogo concreto e sinergico per sconfiggere le paure e favorire l’integrazione intereligiosa». «Il fenomeno dell’immigrazione e la minaccia del terrorismo – ha concluso la docente dell’Università del Piemonte Orientale coordinatrice del progetto, Roberta Ricucci – ha spinto ad una domanda di sicurezza sempre più alta a cui noi come formatori dobbiamo poter rispondere facendo cadere pregiudizi e limiti tra le culture e confrontandoci tra le culture in un progetto di pace e collaborazione».

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