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Fase 2, ripartenza e paura per i commercianti di Bari: “Un altro lockdown? Sarebbe la nostra fine”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 24 Maggio 2020 - 08:00

“Se dovessero aumentare i contagi, chiuderemmo la saracinesca per sempre”. È il grido di allarme di molti gestori di attività baresi, alle prese con una ripartenza tanto positiva per alcuni, quanto disastrosa e piena rischi per altri. Il secondo atto della Fase 2, visto con gli occhi degli esercenti, cambia, infatti, a seconda della prospettiva. “La ripartenza è un disastro. Abbiamo messo tutto a norma, ma chi ci darà ciò che è stato speso fin ora?  – raccontano Beppe e Carmela, titolari di un bar della città – La clientela è pari ad un quarto di quella di prima. Ma ciò che ci spaventa davvero è vedere la gente non rispettare le norme, incurante del fatto che un secondo lockdown decreterebbe la fine per molte attività”.

Discorso analogo quello di Pippo, gestore di una cartolibreria, che entra nel merito delle difficoltà del proprio lavoro durante questo momento storico: “Pensare positivo? Dipende dal settore. Nel periodo in cui abbiamo aperto, abbiamo effettuato consegne a domicilio per 3 o 4 euro, rimettendoci più per le spese di gestione del servizio. Nel nostro settore la ripartenza non è per niente facile”. Il sentimento di paura e preoccupazione è condiviso anche da quei titolari di attività che, nonostante il momento duro, continuano a pensare positivo. Tra questi, Annarosa, titolare e chef di un piccolo risto-pub sul mare: “Abbiamo ripreso da lunedì e la risposta da parte dei nostri clienti è stata buona. Vivo questa ripartenza con serenità e mi sento fiduciosa – racconta – Alcuni clienti sono titubanti, ma visto il pieno rispetto delle norme di sicurezza e la predisposizione dei tavoli all’esterno, la maggior parte si fida di noi. Sono comunque in attesa dei 1500 euro promessi dal sindaco Decaro, perché le spese sostenute per mettere a norma gli spazi sono state alte.

Anche per Virginia, titolare di un centro estetico, la ripartenza non è stata traumatica: “È stato un momento molto duro per me e per le mie collaboratrici che sono in cassa integrazione e lo è tuttora perché ho speso moltissimo per implementare i presidi di sicurezza. Tuttavia, non ho mai perso la speranza e nemmeno il contatto con le mie clienti: non c’è stato lockdown tra noi grazie al web – ci spiega – Molti dei dispositivi che sono diventati obbligatori erano già utilizzati dall’interno del mio centro, dunque non ci sono grosse differenze. In questa prima settimana l’afflusso è cambiato, ho avuto molte richieste nuove. Nonostante siano tante le preoccupazioni, ho approfittato di questa pausa per organizzare concorsi di make-up a premi e formarmi ulteriormente nel mio settore.” – ha concluso Virginia.

La voglia di farcela emerge con chiarezza anche dalle parole di Francesco, gestore di una palestra: “Siamo stati chiusi quasi tre mesi e sono state settimane di panico, non solo per paura del virus, ma anche per paura di ciò che sarebbe stato il nostro futuro. Tante le spese da dover affrontare, ma nessun tipo di aiuto. Ancora non ho ricevuto il bonus da 600 euro – ci racconta l’imprenditore – Il 25 maggio sarà la data della nostra ripartenza, ma con grandi problematiche, perché bisognerà spendere ancora molto per adeguarsi alle normative. Le prenotazioni che ho avuto finora sono solo il 15% dei vecchi associati rispetto a prima. Sicuramente non ci saranno entrate nel primo mese, senza contare che andiamo incontro all’estate, periodo in cui già normalmente l’utenza delle palestre è ridotta. Voglio essere ottimista e stringere i denti facendo quello che ho sempre fatto con amore e passione per lo sport. Sostenendoci a vicenda, anche nel piccolo, sono sicuro che riusciremo a farcela, nonostante tutto” – ha concluso.

Insomma, il sentimento comune per molti gestori è quello di guardare al futuro credendo sul serio che “andrà tutto bene”, anche se, la realtà dei fatti, spesso, è più grigia. “Dietro le saracinesche ci sono persone, donne, bambini, uomini, famiglie – ci ricorda un imprenditore barese del settore del commercio – Non possiamo permetterci di credere che andrà tutto male, ma potrebbe accadere. Serve restare uniti, collaborare, ma soprattutto avere buon senso e uscire finalmente da questo periodo di crisi”.

 

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