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Bari, la protesta dei medici di famiglia: “Tamponi solo se la Regione ci dà strutture sicure”

Pubblicato da: redazione | Mar, 3 Novembre 2020 - 16:00

“I medici di famiglia non sono disposti a fare i tamponi se la Regione non metterà a disposizione strutture logistiche e organizzative che garantiscano sicurezza ed efficienza”. A parlare è Nicola Calabrese, Segretario della Federazione italiana Medici di Medicina Generale di Bari che, nel momento di picco crescente della seconda ondata di contagi da Covid-19, esprime la sua preoccupazione per le condizioni di rischio a cui è sottoposta la categoria. “Nel momento del bisogno i medici ci sono sempre stati. A differenza di altre organizzazioni sindacali, firmando l’accordo che prevede la somministrazione dei tamponi da parte dei medici di medicina generale abbiamo dimostrato grande senso di responsabilità e dedizione alla tutela dei nostri pazienti e della salute pubblica in un momento così difficile – spiega Calabrese, che prosegue – Ma non vorremmo che questa disponibilità compromettesse ulteriormente le già complesse condizioni di lavoro della medicina generale”.

E, in effetti, già da prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria, i medici di famiglia lamentano la mancanza di risorse e personale, la mancanza di piani per la gestione della cronicità, gli eccessivi carichi burocratici che tolgono il tempo dedicato alla cura e all’ascolto del paziente. Tempi messi ancora più a dura prova dalla pandemia e dal numero esiguo di unità speciali di continuità assistenziale (USCA) attive, per cui, ai normali carichi di lavoro, si aggiunge il monitoraggio domiciliare dei paucisintomatici e la difficile gestione dei pazienti Covid e della campagna vaccinale antinfluenzale.

 “Abbiamo spinto per sensibilizzare la popolazione a vaccinarsi contro l’influenza – spiega il segretario Fimmg – e ora ci troviamo a dover spiegare loro che non possono vaccinarsi, perché le dosi di vaccino non sono arrivate. I cittadini sono bombardati da informazioni confuse e spesso contraddittorie rispetto al virus e giustamente si rivolgono al proprio medico di famiglia per avere informazioni sicure e sapere come comportarsi. Il risultato – prosegue – è che il telefono dei colleghi squilla in continuazione, senza contare le mail e i messaggi Whatsapp. In assenza di personale di segreteria è impossibile gestire tutte le richieste. Così il livello di tensione cresce”.

Una testimonianza che denota come la gestione dei tamponi all’interno degli studi medici sia un nodo particolarmente spinoso da sciogliere. “Basti dire che alcuni colleghi hanno già avuto una notifica di sfratto da parte dei condomini in cui avevano lo studio – racconta il referente dei medici di base – Per questo abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità dell’ANCI a mettere a disposizione strutture pubbliche in cui erogare il servizio. La stragrande maggioranza dei comuni pugliesi si sono già attivati in tal senso”. Secondo Calabrese, i medici del territorio si sono messi a disposizione, accettando di aumentare il proprio carico di lavoro in una situazione già difficile, ma, come spiega lui stesso “Ora tocca alla Regione mettere in piedi un’organizzazione adeguata e dimostrare di voler investire sulla Medicina generale, che per oltre 15 anni è stata abbandonata. Serve personale, serve una semplificazione della burocrazia e un vero processo di innovazione capace di rendere il sistema più forte nel lungo periodo. Anche dopo l’emergenza Covid”.

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