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Inchiesta sui vaccini “fuori lista” a Bari, gli imprenditori e il sindaco di Noicattaro si difendono: “Nessuno ha fatto il furbetto”

Pubblicato da: redazione | Ven, 30 Aprile 2021 - 17:23

Si sono tenuti negli uffici della Procura di Bari gli interrogatori dei primi 27 p indagati dai magistrati baresi nell’inchiesta sui vaccini somministrati “fuori lista”.  Gli indagati, tra i quali gli imprenditori baresi Domenico e Luigi De Bartolomeo, il primo ex presidente di Confindustria Puglia, e Nicola Canonico, e il sindaco di Noicattaro Raimondo Innamorato, vengono ascoltati alcuni dal procuratore facente funzione Roberto Rossi, altri dall’aggiunto Alessio Coccioli e dal pm Baldo Pisani. Ne dà notizia l’Ansa.

“Hanno chiarito come, chi e quando li ha convocati per la somministrazione delle dosi. Nessuno di loro ha saltato la fila o fatto il furbetto” ha dichiarato l’avvocato Michele Laforgia, difensore dei tre imprenditori indagati, lasciando il palazzo di giustizia dopo gli interrogatori. Tutti e tre hanno inoltre documentato di aver in corso cantieri all’interno di ospedali di Bari e anche di altre regioni d’Italia.

 

Tra gli indagati ascoltati oggi ci sono anche dipendenti di ditte che si occupano di servizi per conto di ospedali cittadini. Nei confronti di tutti loro vengono al momento ipotizzati i reati di violazione del piano vaccinale nazionale che stabiliva l’ordine di priorità della categoria di cittadini da vaccinare, false dichiarazioni sulla identità, truffa aggravata ai danni del Sistema sanitario nazionale e falso ideologico.

“Non avrei fatto il vaccino se non mi avessero chiamato. Quel giorno era avanzata una dose e gli operatori sanitari, che avevano già cercato altre persone alle quali somministrarla, se io non avessi accettato sarebbero stati costretti a buttarla”. E’ quanto ribadito da Raimondo Innamorato, sindaco pentastellato di Noicattaro, nel Barese, uscendo dalla Procura di Bari dopo essere stato interrogato in qualità di indagato nell’inchiesta sui presunti “furbetti” dei vaccini. Innamorato, che aveva già spiegato la vicenda quando scoppiò la polemica mediatica e politica sulla sua vaccinazione “fuori elenco”, il 6 gennaio scorso, in una fase in cui le dosi erano riservate a personale sanitario ed Rsa, ha ripetuto i fatti oggi ai magistrati.

“Era un giorno festivo – spiega il sindaco – e, nel primo pomeriggio, sono stato contattato telefonicamente perché mi sottoponessi al vaccino. Precisai che non rientravo nelle categorie previste dal piano vaccinale ma, non avendo trovato altri disponibili, accettai la dose. Non volevo passare per un no-vax il cui rifiuto avrebbe fatto sprecare il prezioso siero”.

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