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Bari, la rabbia di un genitore del San Paolo: “Si pensa ai murales, ma qui il senso di abbandono è lacerante”

Pubblicato da: redazione | Lun, 20 Settembre 2021 - 08:00
sanpaolo
“Ogni mattina un genitore di via Michele Di Giesi, San Paolo Bari, dovrà svegliarsi presto, svegliare i suoi figli, accelerare il tempo, vestirsi, lavarsi e fare colazione contemporaneamente, come in una comica di Benny Hill. Lo farà per evitare di incontrare altri genitori al famoso incrocio che spera di diventare rotonda da 10 anni, ed arrivare a scuola con un ritardo mostruoso di fantozziana memoria”. Inizia con queste parole un durissimo sfogo di un residente del San Paolo contro il sindaco Antonio Decaro contro lo stato di abbandono in cui versa il quartiere.
Il residente fa riferimento al progetto dei murales che saranno realizzati al San Paolo. “Che poi, vuoi mettere dei fantastici murales nelle piazze di spaccio, rispetto ad una rotonda strategica e di vitale importanza per qualche migliaio di famiglie? Una rotonda, concordo, non potrà mai attrarre le frotte di turisti di una serie di murales, magari anche belli, nella zona più malfamata del quartiere, a patto che tra i suddetti, non ci sia qualcuno appassionato di urbanistica – prosegue lo sfogo –  Ora, so che le due cose viaggiano su due piani narrativi diversi, come un romanzo di Delillo, ma dopo anni di promesse, un po’ ci si incazza”.
“Prima di attrarre turisti – continua il residente –  bisognerebbe rendere attrattivo il quartiere per chi lo abita; fornire spazi, magari spazi ludici per i bambini, servizi, una metro che non sia mai un aborto semantico (mai vista una metro, con treni che partono ogni ora, fa semplicemente ridere), con iniziative, luoghi aggregativi, una politica di regolamentazione degli affitti in piazza Europa e potrei continuare all’infinito. Al momento il San Paolo è attrattivo come una merda su un piatto d’argento. Bello il piatto, ma la merda è merda. Il senso di abbandono è lacerante, non abbiamo neanche la differenziata, nulla. Il San Paolo è il nulla. Alla fine non rimarrà nulla. Solo i cinghiali, la gramigna e i murales che nel tempo sbiadiranno come le eterne promesse degli amministratori”.
“Antonio Decaro, Schingaro, la cosa che mi fa incazzare ancora di più, è che ho visto la città cambiare in meglio, ma il mio quartiere è rimasto intrappolato nel tempo, niente cambia, anzi peggiora, costringendo la parte sana alla fuga”, conclude.
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