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Le mani della camorra anche a Bari. L’accusa: “L’ex consigliere un tramite per gli affari illeciti”

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Mer, 20 Aprile 2022 - 15:51
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Duemila pagine che raccontano l’intreccio tra la camorra, l’imprenditoria e la politica. Un intreccio che parte da Napoli e arriva sino a Bari spingendosi a Lecce. E’ quanto emerge i dall’ordinanza emessa dal tribunale del capoluogo campano e che ha visto l’arresto di 57 persone tra cui anche Pasquale Finocchio ex presidente del consiglio comunale di Bari e Andrea Guido ex assessore della giunta comunale di Lecce. Nel registro degli indagati spuntano anche i nomi di Roberto Falco e Giuseppe D’Elia.

Nell’ambito delle indagini che hanno portato al maxi blitz dei carabinieri del Ros e del Gico della Guardia di Finanza di Napoli contro il clan camorristico Moccia, i tre sono accusati di traffico mafioso di influenze illecite. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, avrebbero concorso esternamente “all’associazione di tipo mafioso del clan Moccia fornendo un efficace, cosciente e volontario contributo funzionale” al rafforzamento del clan, in particolare occupandosi “di accrescerne la forza criminale ed economica” tramite l’affermazione della società Soloil Italia “gestita dall’associazione mafiosa” e di proprietà di Francesco Di Sarno, affiliato al clan e uomo di fiducia di Antonio Moccia, favorendo il reimpiego dei capitali illeciti nell’economia legale imponendo il monopolio dell’azienda con metodi mafiosi.

Roberto Falco è ritenuto legato al sodalizio del clan Parisi egemone a Bari, ed è accusato di aver favorito i rapporti tra Di Sarno e Finocchio (all’epoca vicepresidente del Consiglio comunale in quota Pdl) per strumentalizzare la pubblica amministrazione in favore del clan. Avrebbe inoltre imposto a una serie di attività commerciali il servizio della ditta Soloil Italia e intrattenuto rapporti con esponenti della criminalità leccese e foggiana. Pasquale Finocchio, attraverso De Falco e dietro compenso economico, avrebbe agevolato in Puglia l’espansione della Soloil Italia, rimuovendo tutti gli ostacoli burocratici e facilitando il rilascio dell’Autorizzazione unica ambientale da parte della città metropolitana di Bari e del Comune di Modugno, e garantendo l’assenza di controlli amministrativi.

Avrebbe inoltre fatto pressioni su esponenti politici locali (tra cui il sindaco di Casarano) e talvolta imposto, con metodo mafioso, l’azienda Di Sarno a società terze, tra cui la Ladisa di Bari. Anche D’Elia Giuseppe avrebbe favorito l’azione della Soloil Italia agevolandone i rapporti con i politici locali tra cui l’allora assessore del Comune di Lecce, Andrea Guido, con cui è stato concluso un accordo corruttivo nel 2017, e che oggi è stato arrestato.

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