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Prevenire la possibile nascita di nuove infezioni, l’Università di Bari nella fondazione Inf- Act

Pubblicato da: redazione | Mar, 6 Dicembre 2022 - 18:31
foto uniba

Un progetto che parte dall’esperienza del Covid per guardare al futuro, perché altre infezioni potrebbero emergere. Ha iniziato a operare dal 5 dicembre  la fondazione Inf-Act, di cui fanno parte 25 soggetti tra atenei nazionali, tra cui UniBa,  enti pubblici e privati insieme all’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Il progetto selezionato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito della Missione 4, “Istruzione e Ricerca” – Componente 2, “Dalla ricerca all’impresa” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – Linea di investimento 1.3, “Partenariati Estesi”, e finanziato dall’Unione Europea (NextGenerationEU) affronterà la tematica delle malattie infettive emergenti che oggi rappresentano un problema globale che travalica l’ambito sanitario. In questo scenario, l’urbanizzazione, il sovrappopolamento, l’interconnessione globale e i cambiamenti climatici favoriscono la diffusione globale di malattie infettive, in passato geograficamente localizzate.

Alla luce di questa problematica e con l’importante finanziamento stanziato, la Fondazione INF-ACT, di cui fanno parte 25 tra atenei nazionali, enti pubblici e privati, si impegnerà alla creazione di una rete multidisciplinare che abbia un approccio problem solving e olistico.

In questo consorzio, il prof. Domenico Otranto, Ordinario di Parassitologia e Malattie Parassitarie presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari nominato responsabile di progetto, coordinerà l’attività dei 5 spoke del Parteneriato Esteso 13 riferite ad aree tematiche specifiche individuate in “Virus emergenti e riemergenti”, “Vettori e agenti infettivi trasmessi da vettori” e    “Resistenza agli antibiotici” strettamente correlate alle aree trasversali quali “Epidemiologia, monitoraggio, modelli matematici” e “Nuove strategie terapeutiche” rappresentando i punti di discussione per la definizione di precisi programmi di lavoro.

Questo nasce dalla necessità di implementare un sistema di controllo attivo sulla circolazione delle malattie emergenti in Italia attraverso: un approfondimento delle malattie emergenti e l’individuazione delle condizioni (connettività territoriale, densità popolazione, stato igienico-sanitario) e dei fattori (ambientali, antropici, biologici) critici alla base delle stesse;  monitorando specie autoctone o “aliene” invasive di artropodi vettori di agenti patogeni potenzialmente capaci di causare malattie infettive emergenti nella popolazione umana e animale; lo studio di nuove ipotesi patogenetiche riguardo alle manifestazioni delle malattie emergenti, con possibile trasferibilità in ambito clinico e di contrasto alla loro diffusione; l’applicazione di sistemi di intelligenza artificiale e analisi di big data per costruire modelli predittivi e progettare azioni di intervento e contenimento delle stesse. Le attività del Partenariato contribuiranno, pertanto, allo sviluppo di una filiera che parta dalla ricerca di frontiera e arrivi ai prodotti e ai servizi finali considerando gli aspetti trasversali,  perché altre infezioni potrebbero emergere.

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