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Rifiutò ricovero nel Barese e morì: famiglia contro archiviazione

Due infermieri sono stati sottoposti a indagine per omicidio colposo, ma secondo il pm "La notizia di reato è infondata"

Pubblicato da: redazione | Sab, 2 Dicembre 2023 - 18:20

Si oppongono alla richiesta di archiviazione i familiari di Vito Saracino, 76enne morto nel marzo 2019 in seguito a complicazioni dovute ad una emorragia cerebrale. In particolare, i parenti, si sono opposti all’archiviazione del caso nell’ambito dell’indagine per omicidio colposo, formulata dalla Procura di Bari, per la quale erano indagati due infermieri del 118,

I fatti risalgono al 2018, in particolare al 22 novembre, quando l’uomo sbattè la testa a terra dopo essere caduto a Bitonto, nel Barese. L’uomo fu medicato da un’ambulanza giunta sul posto, ma rifiutò il ricovero proposto dall’infermiera che si trovava a bordo. Il giorno dopo i familiari chiamarono nuovamente il 118 in quanto il 76enne, così come si legge nella richiesta di archiviazione, lamentava “assenza di coordinamento nella deambulazione e nell’eloquio”. Dopo la visita di un altro infermiere però rifiutò nuovamente il ricovero in ospedale.

Sempre nello stesso pomeriggio i familiari accompagnarono l’uomo al Miulli di Acquaviva, luogo in cui gli fu riscontrata un’emorragia cerebrale e dove venne operato. Ad Acquaviva trascorse un periodo di riabilitazione per essere poi trasferito a Cassano, al Maugeri, luogo in cui morì nel marzo del 2019. I due infermieri del 118, Chiara Spagnoletti e Angelo Scalera, assistiti dagli avvocati Tommaso Poli e Nicola Selvaggi, sono stati sottoposti a indagine da parte della Procura che ha tentato di verificare  se effettivamente i due avessero operato “un’inadeguata valutazione delle condizioni cliniche del paziente” e se avessero inoltre violato le regole di diligenza, prudenza, perizia tecnica e di trattamento terapeutico.

Nel giugno del 2023, il pm Francesco Diliso ha chiesto l’archiviazione ritenendo la notizia di reato infondata. In particolare, secondo il sostituto procuratore “La piattaforma indiziaria non consente di esprimere nei confronti degli indagati un fruttuoso esercizio dell’azione penale”. Da qui la volontà da parte della famiglia di opporsi. Il gip, Giuseppe Di Salvatore, al momento si è riservato sulla decisione.

Foto repertorio

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