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Festival delle Regioni a Bari, l’appello del sindaco per l’unità

Alla presenza di Mattarella

Pubblicato da: redazione | Dom, 20 Ottobre 2024 - 19:09

Questo pomeriggio, nel Teatro comunale Niccolò Piccinni, il sindaco Vito Leccese ha portato i saluti della città di Bari in occasione della cerimonia di apertura del “3° Festival delle Regioni e delle Province autonome”, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Di seguito il testo dell’intervento del sindaco:

“Signor Presidente della Repubblica,

Autorità civili, militari, religiose,

Signori presidenti di Regione,

con immenso piacere e altrettanto onore vi rivolgo il benvenuto della Città di Bari.

È mio dovere, oltre che un autentico privilegio, porgere un saluto particolare e riconoscente al nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Mi consentirete di rivolgere un pensiero affettuoso e carico di sentimenti di vicinanza al sindaco della città metropolitana di Bologna, Matteo Lepore, e alle popolazioni di quella terra che stanno vivendo drammaticamente una nuova emergenza maltempo.

Signor Presidente non è trascorso neanche un anno dall’ultima volta in cui L’abbiamo accolta in questo stesso teatro.

Era l’80esimo anniversario del primo Congresso dei Comitati di Liberazione nazionale, che proprio qui, nel Teatro Piccinni, il 28 e 29 gennaio del 1944, gettò le basi dell’Italia libera e democratica.

Ma tante altre sono state le occasioni in cui Lei, Presidente, ha testimoniato la sua vicinanza e la sua partecipazione alla nostra comunità, e di questo non possiamo che esserLe grati, perché a queste latitudini siamo abituati a non dare niente per scontato.

Ringrazio la Regione Puglia con il presidente Michele Emiliano, che con la Conferenza delle Regioni ha voluto fortemente l’organizzazione di questo importante evento nel capoluogo pugliese.

La vicinanza del presidente Emiliano alla nostra città la avvertiamo quotidianamente. In questi anni siamo cresciuti insieme, caro Michele, tu, Bari, questo teatro, finalmente restaurato e restituito alla città, sempre cercando di fare del nostro meglio per rendere la nostra una comunità più forte e più unita.

Un benvenuto a tutti voi, graditi ospiti di questo festival: mi auguro che in questi giorni abbiate modo di conoscere meglio Bari e di apprezzarne le bellezze, il calore e quei tratti tipici dell’accoglienza pugliese ormai famosa in tutto il mondo.

La nostra è una città che ha praticato l’accoglienza fin dalla notte dei tempi. Questa è la città che nell’agosto del 1991 ha aperto il suo cuore ai 18 mila albanesi della nave Vlora, questa è la città di San Nicola, il vescovo di Myra giunto dal mare, testimone di valori di straordinaria attualità: solidarietà, fratellanza tra popoli e pace.

Per questo sentiamo come nostro dovere ribadire ancora una volta l’urgenza della pace. Come valore universale e come pratica quotidiana. Non possiamo restare indifferenti davanti a migliaia di civili inermi che continuano a morire sotto le bombe nei teatri di guerra sparsi nel mondo.

Questo non è il mondo che vogliamo. Non è il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti. Non è il mondo che avevano immaginato le donne e gli uomini che qui, in questo teatro, ottant’anni fa, si ritrovarono insieme per tracciare la strada della libertà e della pace per superare le atrocità della Seconda guerra mondiale.

Proprio in questo luogo ci ritroviamo per l’avvio del confronto tra Regioni e le altre istituzioni nel tentativo ambizioso di dare un contributo al futuro del nostro Paese.

Per farlo non possiamo che partire dalle parole del testo che ancora oggi, nonostante i suoi 76 anni, è capace di ispirarci e guidarci nel nostro lavoro come nient’altro. Mi riferisco, ovviamente, alla nostra Costituzione, la più bella del mondo, perché nata proprio da quel bisogno insopprimibile di libertà, di democrazia e solidarietà che si respira in ogni suo articolo.

Il 2 ottobre del 1946, in Assemblea costituente, Giorgio La Pira definì il concetto di libertà legandolo a quello di solidarietà e sostenne che “ogni libertà è fondata sulla responsabilità verso l’altro. La solidarietà, dunque, altro non è se non l’assunzione personale di responsabilità nei confronti della dignità di ogni uomo”. Un dovere, dei singoli, per concorrere al benessere collettivo. E proprio questo principio di solidarietà ricorre in tutta la nostra Carta costituzionale, la solidarietà legata ai concetti di unità e coesione. Come ribadito esplicitamente nell’articolo 119. Proprio il dettato di questo articolo è quanto mai attuale per ricordare, a me stesso e a tutti noi, che il nostro Paese riconosce nelle autonomie il rispetto delle identità e dei territori ma ne lega lo sviluppo e il futuro a quei princìpi citati nella nostra Costituzione: coesione e solidarietà. Princìpi che tutte le istituzioni delle Stato sono chiamate a praticare, ogni giorno, nel solco di quei diritti e di quei doveri che sono alla base dell’Italia democratica.

Perché, come scriveva Calamandrei, “La Costituzione non è una macchina, che una volta messa in moto va avanti da sé. Perché si muova, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.

Questa è la nostra missione quotidiana, l’unica possibile. Offrire l’energia del nostro impegno affinché quei concetti, solidarietà e coesione, si trasformino in politiche e strumenti di crescita per le nostre comunità.

Anche per questo ci auguriamo che la firma, prevista in questi giorni, del Patto con la Puglia sui Fondi di coesione, non tardi ad arrivare.

Ce lo chiedono le nostre comunità, che ormai attendono da mesi. Non ne facciamo una questione politica ma un nostro diritto in ragione proprio dei principi costituzionali.

Mai come oggi i cittadini hanno bisogno di un segnale di unità da parte nostra: Governo, Regioni e Comuni devono lavorare nella stessa direzione per garantire la tenuta sociale del nostro Paese.

La mia non è una richiesta di parte, né una rivendicazione meridionalista. La mia è una richiesta da uomo delle Istituzioni che oggi si rivolge ai massimi rappresentanti delle Istituzioni di questo Paese, affinché si agisca con responsabilità e lungimiranza.

“Vicine Vicine” è il titolo di questo festival delle Regioni. Si riferisce certamente allo spirito che deve tenere insieme le Regioni italiane per affrontare le grandi sfide del futuro, ma per noi quelle parole, “Vicine Vicine”, rappresentano un auspicio per il futuro, soprattutto, signor Presidente, se pensiamo al rischio incombente che si creino ulteriori distanze tra territori, tra regioni e tra cittadini. Perché, per noi, le uniche differenze possibili sono le straordinarie ricchezze e peculiarità che distinguono ogni territorio della nostra bellissima Italia.

Questo è il miglior augurio che sento di rivolgere a questo festival e a tutti noi: continuiamo a tenerci vicini vicini.

Grazie e buon lavoro a tutti”.

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