Si sono tenuti questa mattina i funerali del piccolo ritrovato privo di vita nella culla termica della parrocchia San Giovanni Battista. All’ultimo saluto ha partecipato anche il sindaco di Bari, Vito Leccese. Un momento di silenzio, preghiera e riflessione nell’ambito di una vicenda sulla quale ci sono ancora tante ombre e sono in corso le indagini. La messa funebre è stata officiata dall’arcivescovo di Bari monsignor Satriano nella cappella del cimitero monumentale di Bari alle ore 9, un’ora in anticipo rispetto a quanto previsto.
“Ciò che è accaduto rappresenta una tragedia che ha ferito profondamente la nostra comunità – ha commentato il sindaco – che oggi, con grande dolore, si riunisce idealmente nel rendere l’estremo saluto a questo bambino, nella speranza che vicende come questa non accadano mai più. Auspico che questo dramma susciti in noi maggiore attenzione e cura verso la vita quando è più indifesa, offrendo sostegno concreto a chi vive ai margini. Eventi come questo non rimangano solo segni di dolore, ma anche di riflessione e cambiamento. Così come ha detto nella sua omelia mons. Satriano, tutti dobbiamo chiedere perdono per la nostra incapacità di guardare oltre, per le nostre omissioni. A margine della celebrazione abbiamo deciso di chiamare il piccolo, Angelo, riprendendo le parole con cui l’arcivescovo ha concluso la sua omelia: ‘Riposa in pace piccolo fratello, angelo che hai toccato nel profondo le nostre vite’”, conclude.
“È un momento di dolore e di lutto in cui ogni parola diventa inutile e dannosa. È un qualcosa che ci fa molto riflettere, perché una cosa che era pensata per la vita si è rivelata una trappola mortale. Questo non può che rattristare tutti. Il mio pensiero va soprattutto alla mamma che aveva visto in questa culla un momento di opportunità”. Queste le parole dell’arcivescovo di Bari, monsignor Giuseppe Satriano, al termine del funerale.
“Forse a livello nazionale – ha detto ancora il vescovo – si dovrebbe prendere un impegno per una maggiore attenzione affinché questi servizi, che sono un’opportunità di vita, possano diventare oggettivamente sicuri. In questo momento dobbiamo tanta discrezione e tanta delicatezza verso tutti. Spesso questi eventi diventano un’occasione per parlare, invece dobbiamo far fare alla magistratura il lavoro che deve fare. Che serve a migliorare la vita, non a condannare qualcuno e trovare un capro espiatorio. Questo bimbo senza nome ci ricorda altri bimbi senza nome morti in situazioni drammatiche”.