Tra i quattro clan principali della città di Bari, quello degli Strisciuglio “è al momento tra i più attivi” e “conta su un numero elevato di affiliati nell’ambito della criminalità organizzata barese, con i suoi capi storici saldamente al comando nonostante da anni reclusi in carcere”. È quanto si legge nella relazione 2024 della Direzione investigativa antimafia (Dia), che traccia un quadro aggiornato sullo stato della criminalità organizzata nel capoluogo pugliese e nella sua provincia.
Il clan Strisciuglio, si legge ancora, “per tramite dei suoi fedelissimi” è “di fatto egemone in molti quartieri e zone della città e del suo hinterland. Il grado di autonomia tra i vari gruppi è frutto anche di frequenti tensioni interne”. Gli interessi del clan “sono molteplici” e riguardano anche “il settore della raccolta, trasporto, stoccaggio e smaltimento di metalli e altro genere di rifiuti ed al controllo della distribuzione delle apparecchiature da gioco”. Secondo quanto emerso dall’inchiesta della Dda “Codice interno”, il clan – insieme ai Parisi-Palermiti – “avrebbe partecipato ad accordi politico-mafiosi in cambio di utilità varie”, anche “con il coinvolgimento, in passate tornate elettorali, di frange del tifo organizzato locale”.
La Dia sottolinea che il clan Strisciuglio contende i territori della città vecchia con “il clan rivale” dei Capriati, che però è “fortemente ramificato nei quartieri di Fesca e San Cataldo, nonché in molti comuni della città metropolitana e alcuni della provincia BAT, a seguito di una ‘politica espansionistica’ seguita negli ultimi anni dai suoi capi”. Il clan Parisi-Palermiti è invece “sempre ben saldo nella sua roccaforte originaria del quartiere Japigia, si caratterizza per la sua struttura piramidale” e “per tramite di suoi gruppi subordinati, opera anche nei quartieri Madonnella e Carrassi ed in altri comuni della città metropolitana”.
Il clan Diomede-Mercante, “federato dei Capriati”, è infine “particolarmente attivo nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni evidenziando recentemente un interesse all’infiltrazione di aziende operanti nel settore delle forniture di beni e servizi”. Nel complesso, “il panorama del capoluogo pugliese è caratterizzato dalla presenza della camorra barese articolata su 4 clan egemoni: i Capriati, gli Strisciuglio, i Parisi-Palermiti ed i Diomede-Mercante”, afferma la Dia, spiegando che in “posizione subordinata” operano nella città di Bari “vari gruppi”, mentre il controllo sui comuni della provincia “si estende attraverso una fitta rete di uomini di fiducia”.
Tra le principali attività dei clan figurano “forme di aggressione più articolate dell’economia locale (…) derivanti dall’accumulo e dal reimpiego di provento di attività delittuose”. Un aspetto confermato dai “diversi provvedimenti interdittivi emanati nel corso del 2024” che hanno riguardato “anche società colluse con esponenti della ‘ndrangheta, a riprova dei frequenti rapporti della camorra barese con le cosche calabresi in ragione delle opportunità offerte dall’economia del territorio e il conseguente inquinamento dell’economia locale”. In particolare, la Dia riferisce che “un’interdittiva e due dinieghi alla permanenza di iscrizione nelle white list sono stati emessi nei confronti di tre società della provincia di Bari operanti nel settore del trasporto merci su strada, stante la vicinanza di taluni amministratori e soci di maggioranza alla cosca di ‘ndrangheta Mancuso di Limbadi, egemone nel Vibonese”.
Altri tre provvedimenti interdittivi sono stati emessi “nei confronti di altrettante società operanti a Lecce nel settore degli alberghi, in quello edile e in quello delle aziende viti-vinicole, per connessioni con la ‘ndrina Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto”, nel Crotonese. “Molteplici”, infine, i provvedimenti interdittivi adottati per “società e ditte individuali operanti in diversi settori economici, anche fuori Regione, i cui rappresentanti, amministratori, soci o titolari sono risultati collegati con ambienti criminali pugliesi di tipo mafioso”.