Nemmeno l’estate ha rallentato la scia di sangue degli incidenti sul lavoro. Nei primi sette mesi del 2025, in Italia, si sono contate 607 vittime, 30 in più rispetto allo stesso periodo del 2024 (+5,2%). Di queste, 437 sono morti in occasione di lavoro e 170 in itinere. La Puglia è ancora tra le regioni più colpite, con 30 decessi, inserita dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre in zona rossa, ovvero con un’incidenza di morti superiore al 25% rispetto alla media nazionale (18,3 per milione di lavoratori).
“Il fenomeno non trova tregua – ha commentato il presidente Mauro Rossato –. L’emergenza continua e dimostra che non si riesce a incidere sulle cause degli infortuni, che nel tempo si ripetono con le stesse modalità”. Il bilancio nazionale vede ancora una volta la Lombardia con la maglia nera (64 decessi), seguita da Campania (44), Veneto (43), Sicilia (36) e Puglia (30). Emilia-Romagna, Lazio e Toscana contano 29 vittime ciascuna. L’edilizia resta il comparto più pericoloso con 67 morti, seguita dalle attività manifatturiere (59), dai trasporti e magazzinaggio (57) e dal commercio (42). La fascia d’età più a rischio è quella degli over 65 (61,4 morti ogni milione di occupati), seguita dai lavoratori tra i 55 e i 64 anni. Cresce anche il numero delle donne vittime: 54 nei primi sette mesi del 2025, +15% rispetto al 2024. Allarmante la situazione per gli stranieri: con 131 decessi il rischio di morte per loro è risultato più che doppio rispetto agli italiani.
Il lunedì si conferma il giorno più tragico della settimana (23,3% dei decessi), seguito dal venerdì e dal mercoledì. A fronte di un calo complessivo delle denunce di infortunio (-0,4%), i dati confermano dunque un trend in peggioramento per gli incidenti mortali, con la Puglia ancora al centro dell’allarme nazionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.