Una volta ci si descriveva con un libro preferito, un film cult o un artista del cuore. Oggi, in alcuni casi, basta aprire Spotify.
Le playlist non sono più soltanto un modo per ascoltare musica: sono parte della nostra identità, un qualcosa di intimo e personale che parla di noi, anche quando non diciamo nulla.
Pensandoci, se qualcuno ti chiedesse chi sei, potresti fargli ascoltare la tua “Daily Mix”. Dentro ci sono le tue albe, i tuoi viaggi in macchina, le sessioni di allenamento e quelle sere un po’ malinconiche dove il volume è più basso e le luci più soffuse.
Ogni playlist racchiude momenti, ricordi ed emozioni, una polaroid sonora.
È il nuovo modo di dire: “questo è il mio vibe oggi”. Anzi, a volte è più sincero di mille parole.
Secondo Spotify, le playlist con titoli creativi hanno più possibilità di essere salvate e condivise. Non è un caso e non è solo marketing: il titolo diventa un frammento della nostra personalità. “Songs to cry in the shower” non è solo musica, è una chiara dichiarazione di intenti e di vibes.
La musica ormai scandisce ogni aspetto della giornata. C’è chi ha la “playlist del buongiorno”, chi quella per concentrarsi e con i lo-fi beats si va sul sicuro, e chi addirittura ha creato la propria “colonna sonora del sonno” con white noise e melodie eteree.
Ora, soprattutto con Spotify, non esiste un solo momento che non abbia già la sua playlist dedicata, basta cercare.
E se vuoi davvero capire qualcuno, a questo punto, forse basta chiedergli la playlist che ascolta mentre cucina o quando è solo a casa. Forse è proprio lì che troviamo la parte più autentica: zero filtri, solo musica che fa stare bene.