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Natuzzi annuncia 479 esuberi e due chiusure, tensione sui lavoratori in Puglia

“Inaccettabile, i lavoratori hanno già dato, pronti alla mobilitazione se il piano non verrà ritirato”

Pubblicato da: redazione | Lun, 22 Dicembre 2025 - 18:57
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La notizia è arrivata nel corso dell’incontro di quest’oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy: Natuzzi Spa, guidata dall’amministratore unico Pasquale Natuzzi, ha comunicato 479 esuberi e la chiusura di due stabilimenti nell’ambito del nuovo piano industriale 2026–2028. Una decisione che ha subito suscitato la dura reazione dei sindacati, che parlano di un piano “lacrime e sangue” privo di investimenti per il futuro.

“Inaccettabile, i lavoratori hanno già dato – dichiara Ignazio Savino, Segretario generale Fillea Cgil Puglia –. Pronti alla mobilitazione se il piano non verrà ritirato, stop a ogni azione unilaterale dell’azienda fino a riconvocazione del tavolo”. Savino sottolinea come, se davvero si vuole guardare al 2028, bisognerebbe farlo difendendo l’occupazione di qualità, tutelando gli stabilimenti italiani e riportando qui i volumi produttivi, invece di scaricare ancora una volta i costi della crisi sui lavoratori.

La Fillea Cgil Puglia ha chiesto formalmente il ritiro delle scelte aziendali, ribadendo che fino al prossimo incontro ministeriale, previsto per il 25 febbraio, l’azienda non dovrà compiere azioni unilaterali come trasferimenti di attività o spostamenti di macchinari.

Nel frattempo, grazie al sostegno della Regione Puglia e alla mediazione del Ministero, il 9 gennaio è previsto il primo incontro tra azienda e sindacati presso l’ente regionale, con l’obiettivo di discutere nel dettaglio gli aspetti tecnici del piano. “In quella sede – spiega Savino – bisognerà chiarire obiettivi, investimenti, volumi produttivi e tempistiche, evitando fughe in avanti”.

I sindacati si dichiarano disponibili a rivedere il piano per renderlo sostenibile, ma avvertono: qualora non vengano garantiti i diritti dei lavoratori e la salvaguardia del territorio, saranno pronte a tutte le forme di mobilitazione necessarie a difendere le condizioni dei 2000 lavoratori diretti, dei migliaia dell’indotto e della produzione nel Mezzogiorno, dove Natuzzi rappresenta la seconda azienda regionale per numero di addetti.

“Questa proposta è evidentemente inaccettabile per noi – conclude Savino – l’azienda deve comprendere che non è più possibile scaricare sulle spalle dei lavoratori le conseguenze di una crisi senza prospettive di investimento reale”. La tensione resta alta, e la comunità locale osserva con apprensione le prossime mosse di Natuzzi e delle istituzioni.

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