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Omicidio Dalla Chiesa, rivelato il mandante: “Fu il deputato Cosentino”

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 19:29

L’ordine di eliminare il generale Carlo Alberto dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino.

Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, ha raccontato i rapporti tra mafia e massoneria durante l’audizione di fronte alla Commissione antimafia. Una lunga testimonianza durante la quale è stato rivelato il ruolo di Cosentino, potente deputato della DC (fedelissimo di Giulio Andreotti), segretario generale della camera e personaggio di spicco della loggia P2.

L’ 8 marzo 2017 durante un’audizione pubblica, Scarpinato riportava all’attenzione della commissione le seguenti parole: Sono stato informato, di progetti di attentati, nel tempo, nei confronti di magistrati di Palermo orditi da Matteo Messina Denaro per interessi che, da vari elementi, sembrano non essere circoscritti alla mafia, ma riconducibili a entità di carattere “superiore”. Successivamente a questa dichiarazione, la commissione decise di secretare immediatamente l’audizione escludendo il pubblico presente.

Secondo quanto riportato da “Il Fatto Quotidiano”, il procuratore ha ricostruito alcuni dei rapporti principali tra mafia e massoneria nel corso degli ultimi 50 anni. Iniziando da Stefano Bontate Capo di Cosa Nostra prima di Totò Riina – successivamente subentrato a capo dell’organizzazione dopo averne ordinato l’omicidio- descrivendolo come affiliato ad una segreta articolazione in Sicilia della P2.

Per l’omicidio del generale, di sua moglie e dell’agente di scorta furono condannati all’ergastolo – in qualità di mandanti- i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Solo successivamente –nel 2002- seguirono le condanne per gli esecutori materiali: Vincenzo Galatolo, Antonino Madonia, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

Alla luce di quanto emerso da queste audizioni, riecheggiano le parole pronunciate da Clara Canetti (moglie del banchiere Roberto Calvi), il 2 febbraio 1989 durante la trasmissione Samarcanda: “Mio marito mi aveva detto che sopra Gelli e Ortolani c’erano Andreotti e Cosentino”.

Solamente 6 anni prima e a tre mesi dal suo omicidio, il generale scrisse sul suo diario personale di aver avuto un colloquio con Andreotti a cui disse che non si sarebbe fatto scrupoli ad attaccare “la famiglia politica più inquinata del luogo”. Che sarebbe stata quella andreottiana legata a Cosentino.

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