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Puglia, primo trapianto di microbiota fecale nel Sud Italia

Pubblicato da: redazione | Lun, 9 Agosto 2021 - 12:30
Casa Sollievo ospedale San Giovanni Rotondo

Il  primo trapianto di microbiota fecale (FMT) nel Sud Italia è stato eseguito su una donna di 62 anni presso l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia).
Il microbiota intestinale umano, spesso impropriamente definito come flora batterica intestinale – è detto in una nota dell’ospedale – è una comunità di batteri, funghi e protozoi che risiedono nel nostro organismo in condizioni di simbiosi e che, in condizioni di equilibrio (“eubiosi”) svolge diverse funzioni: ostacola la colonizzazione di agenti patogeni esterni; partecipa al metabolismo attraverso la digestione di zuccheri complessi; contribuisce allo sviluppo del sistema immunitario; influisce sulla motilità intestinale; modifica l’efficacia e la tossicità dei farmaci assunti.

L’attenzione dei ricercatori e dei clinici si è focalizzata sul trapianto fecale di microbiota, una tecnica innovativa che consiste nel trapianto di feci da un donatore sano ad un ricevente malato con lo scopo di trattare una malattia associata ad un’alterazione del microbiota.

“La donna che ha ricevuto il trapianto di microbiota ‒ spiega Giuseppe Biscaglia, medico dell’Unità di Gastroenterologia dell’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza ‒ aveva sviluppato, a seguito di un trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche, una complicanza nota come malattia acuta da rigetto, causata da una reazione immunologica delle cellule del donatore nei confronti dei tessuti del ricevente. In particolare la donna lamentava da mesi episodi ricorrenti di diarrea, gonfiori e dolori addominali. La paziente era stata già sottoposta ad altre terapie che tuttavia non si erano dimostrate efficaci. Abbiamo pertanto pensato ‒ conclude Biscaglia ‒ di inserire questa paziente in uno studio clinico controllato in corso presso il nostro Ospedale con lo scopo di correggere tale squilibrio col trapianto di microbiota da donatore sano”. (Ansa)

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