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Legge “anti Decaro”: la Corte Costituzionale la dichiara illegittima

I consiglieri regionali avevano approvato una legge che avrebbe consentito di prolungare la legislatura di 10 mesi in caso di dimissioni anticipate del presidente

Pubblicato da: redazione | Ven, 10 Novembre 2023 - 14:06
consiglio regionale regione puglia

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ articolo 96 comma 1 della legge di bilancio della Regione Puglia approvata nello scorso dicembre e soprannominata legge “salva Consiglio” o “anti Decaro” perchè avrebbe consentito, in caso di dimissioni anticipate del presidente della Regione, di prolungare la legislatura fino a 9-10 mesi in più. La norma aveva suscitato molte polemiche perchè avrebbe ostacolato l’eventuale candidatura alla Regione del sindaco di Bari, Antonio Decaro, nel caso di candidatura alle europee del governatore pugliese Michele Emiliano nel 2024.

La norma, inserita come emendamento nella legge di bilancio 2023, era stata impugnata lo scorso febbraio dalla presidenza del Consiglio dei Ministri perchè, in sintesi, in contrasto con l’articolo 126 della Costituzione che prevede, tra l’altro, che le dimissioni volontarie del “presidente della Giunta eletto a suffragio universale e diretto”, “comportano le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio”.

Secondo la Corte Costituzionale, “le disposizioni impugnate mirano a eludere” il principio funzionale stabilito dalla Costituzione “aut simul stabunt aut simul cadent” in quanto “generano un effetto dilatorio e consentono che, sia pure in regime di prorogatio, il Consiglio rimanga in carica, nonostante il suo scioglimento e la cessazione del mandato del Presidente della Giunta, per un periodo di tempo aggiuntivo, ovvero quello che intercorre fino all’adozione della delibera di ‘presa d’atto’, rispetto a quello naturale”.

La norma infatti introduceva, tra l’altro la necessità, dopo le dimissioni del presidente della Giunta, di una ‘presa d’atto’ da parte del Consiglio introducendo così un meccanismo per procrastinare ulteriormente la decorrenza dei termini per l’indizione di nuove elezioni. La ‘presa d’atto, scrive la Corte Costituzionale, “condiziona e differisce il ritorno al corpo elettorale, ovvero l’esito naturale dello scioglimento anticipato del Consiglio”. Ne dà notizia l’Ansa.

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