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Amianto, a Bari Inail condannata a risarcire tecnico Telecom

Riconosciuta la malattia professionale da esposizione all'amianto nell'ex Fibronit

Pubblicato da: redazione | Lun, 23 Giugno 2025 - 09:33
Fibronit

 Dopo 31 anni di servizio come assistente tecnico in Telecom Italia della sede di Bari in Via Caldarola, il Sig. F.V., oggi 82enne, ha ottenuto dal Tribunale del Lavoro di Bari il riconoscimento della malattia professionale da esposizione all’amianto, con condanna dell’INAIL alla corresponsione della rendita mensile. Ne dà notizia LaPresse. U

Per oltre tre decenni, il Sig. F.V. ha operato come coordinatore di tecnici, con mansioni di controllo e collaudo nella rete telefonica, maneggiando materiali coibentati con amianto nella sede della società telefonica a 50 metri dallo stabilimento Fibronit di Bari, noto per la produzione di manufatti in cemento amianto. Oltre alla contaminazione ambientale, il lavoratore è stato esposto direttamente a fibre aerodisperse durante ispezioni, sopralluoghi e operazioni tecniche, senza alcun presidio di sicurezza individuale. Inoltre, come molti suoi colleghi, ha utilizzato per anni un telo ignifugo contenente amianto crisotilo, fornito dall’azienda per proteggere materiali durante le saldature: un uso quotidiano che ha aggravato l’esposizione a quella che oggi è definita una “fibra killer”. Nel 2020, dopo il rifiuto dell’INAIL alla sua richiesta di riconoscimento, F.V. si è rivolto alla giustizia, assistito dall’avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, che commenta: “Questa sentenza è l’ennesima conferma di quanto l’amianto abbia devastato la vita di migliaia di lavoratori, impiegati per decenni in ambienti insalubri e senza tutele adeguate pagandone le conseguenze sulla propria pelle. Il caso del Sig. F.V. dimostra come l’esposizione professionale sia stata per anni sottovalutata, quando non del tutto ignorata, da istituzioni e datori di lavoro. Ora agiremo anche per ottenere il risarcimento dei danni e la maggiorazione della pensione INPS. L’amianto non è solo un’eredità del passato: è una ferita ancora aperta nella storia del lavoro italiano. Continueremo a denunciare, assistere, e soprattutto a chiedere giustizia per tutte le vittime. È tempo che venga riconosciuta pienamente la responsabilità collettiva e istituzionale di questa tragedia silenziosa. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di sicurezza, ma anche a verità, dignità e risarcimento.

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