Il deludente pareggio contro la Sampdoria dell’ultimo turno di campionato, ha lasciato in dote più domande che risposte al Bari e alla sua tifoseria. La prestazione dei biancorossi è stata deludente, soprattutto nella ripresa: dopo un primo tempo sufficiente, la squadra sembra essere praticamente sparita dal campo, incapace di creare qualsiasi pericolo per la porta doriana. La Sampdoria, ultima in classifica, è apparsa più viva e concreta di un Bari incapace di reagire.
L’allenatore Fabio Caserta, probabilmente alla ricerca di una scossa, ha provato a cambiare modulo passando dal 4-3-3 al 3-5-2. L’esperimento però non ha portato alcun beneficio: anzi, la squadra ha creato ancora meno occasioni contro un avversario in grave difficoltà. Questa scelta tattica, più che una mossa strategica, è apparsa come un segnale di incertezza. Caserta dà l’impressione di essere impaurito e in confusione, incapace di gestire una piazza esigente come Bari, soprattutto in una situazione di crisi: dopo cinque giornate, il Bari ha raccolto solo 2 punti, un bottino misero e non più attenuato da un calendario complicato.
A spiegare almeno in parte le difficoltà della squadra c’è la totale rivoluzione della rosa: nell’undici titolare sceso in campo contro la Sampdoria c’erano solo tre calciatori della stagione precedente – Vicari, Dorval e Maggiore. È normale, in questi casi, incontrare ostacoli nella costruzione di automatismi e di intesa tra giocatori. A questo si aggiunge la condizione fisica insufficiente di molti elementi. Alcuni, come Gytkjaer – reduce da un infortunio – appaiono davvero impresentabili, con una preparazione evidentemente lontana dai livelli richiesti dal campionato.
Eppure, per onestà intellettuale, va ricordato che il Bari nelle prime due gare stagionali, contro Venezia e Monza, aveva mostrato segnali incoraggianti. L’involuzione delle ultime partite però è evidente: la squadra sembra incapace di mantenere continuità e di reagire alle difficoltà.
Sulla carta, il direttore sportivo Magalini ha fatto un buon lavoro nel costruire una rosa di qualità, ma i campionati non si vincono con le figurine: servono motivazioni, carattere e organizzazione. Se questi elementi mancano, la responsabilità ricade inevitabilmente sull’allenatore. Caserta ora ha davanti due gare apparentemente alla portata – contro Entella e Padova – per portare punti e consolidare la sua posizione sulla panchina. Se il Bari non reagirà, un cambio tecnico diventerà inevitabile.
La prima alternativa è già in casa: Moreno Longo, sotto contratto fino a giugno, rappresenterebbe la scelta logica. La separazione non è stata semplice e i rapporti con la società non erano del tutto idilliaci; eppure, con un budget da rispettare, apparirebbe incoerente mettere un terzo allenatore a libro paga. Richiamare Longo significherebbe puntare su un profilo già conosciuto, con la possibilità di ridurre tempi di adattamento e costi.
Nonostante le delusioni sul campo, c’è un dato che racconta un’altra storia: i tifosi hanno comunque sottoscritto 5.134 abbonamenti, circa 2.000 in meno rispetto alla scorsa stagione, ma molto di più rispetto alle previsioni più pessimistiche. Il sostegno della città, dunque, non manca: resta da vedere se la squadra riuscirà a rispondere con prestazioni all’altezza di una tifoseria che merita rispetto e risultati concreti.
In questo momento, il Bari è a un bivio. Le prossime due gare rappresentano un test fondamentale: la squadra dovrà dimostrare di avere carattere, personalità e voglia di invertire la rotta, altrimenti le conseguenze per Caserta e per l’intero progetto sportivo potrebbero essere importanti. La piazza osserva, e non tollera passi falsi.
Foto Ssc Bari