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Ospedale San Paolo di Bari, tecnica innovativa per il cuore: un microcatetere per riaprire le coronarie occluse

La Cardiologia dell’ospedale San Paolo è tra i primi centri in Italia ad aver impiegato la tecnica innovativa

Pubblicato da: redazione | Lun, 6 Ottobre 2025 - 11:43
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La Cardiologia dell’Ospedale San Paolo è tra i primi centri in Italia ad aver impiegato una tecnica innovativa per trattare le occlusioni coronariche croniche totali (cto). Grazie ad una procedura, che si avvale di un micro catetere, mai usato finora, è  possibile – nei pazienti con questa condizione patologica – ripristinare il corretto afflusso di sangue al cuore, con un intervento mininvasivo che evita di ricorrere all’unico approccio chirurgico del bypass aorto coronarico o, in alcuni casi, di non poter procedere con la rivascolarizzazione.
La procedura ha curato un uomo di 69 anni affetto da occlusione dell’arteria interventricolare anteriore, la più importante delle coronarie.

“Il dispositivo testato per la prima volta al San Paolo a livello nazionale – ha detto il direttore del Dipartimento cardiologico ASL, Enzo Bonfantino – rientra nell’ ampia gamma di device messi a disposizione dall’azienda sanitaria con sforzi eccezionali che riesce a garantire agli operatori e ai pazienti una migliore qualità delle terapie. Tali risultati sono il frutto di un duro lavoro di squadra – ha aggiunto – compiuto da tutto il personale medico e del comparto oltre che della collaborazione stretta tra le Emodinamiche degli ospedali Di Venere e Perinei”.

Ad eseguire l’intervento con microcatetere, il dottor David Rutigliano con il supporto dell’equipe medica e infermieristica del laboratorio di Emodinamica del San Paolo.

“La tecnica con il microcatetere – ha dichiarato Rutigliano – è una valida alternativa per il paziente che in passato non veniva trattato o poteva essere curato solo con bypass. In mani esperte garantisce buoni risultati – circa il 95% di successo – e con meno rischi periprocedurali. Si tratta di una procedura molto lunga e complessa – ha spiegato ancora Rutigliano – per l’operatore è una sfida in termini di tempi e di difficoltà tecnica. Oggi però con l’aiuto della tecnologia possiamo potenziare la sicurezza e l’efficacia dei trattamenti a beneficio dei pazienti che fino a qualche tempo fa non avevano alternative”.

L’UOC Cardiologia del San Paolo – diretta  ad interim dal dottor Francesco Massari – ha al suo attivo circa 500 procedure di trattamento delle occlusioni coronariche croniche totali con una percentuale di riapertura delle arterie  superiore al 95%, superando anche la media europea ferma sino a qualche anno fa all’80 per cento.

L’occlusione coronarica cronica è una condizione in cui l’arteria coronarica non si presenta ristretta ma totalmente occlusa e questo impedisce al sangue di circolare e irrorare adeguatamente il cuore. L’occlusione coronarica mette in moto circoli che portano il sangue al cuore in modo collaterale, ma con un elevato rischio di ischemia. Questa riduzione del flusso sanguigno in termini pratici si manifesta con dolore allo sforzo oppure con affanno durante una qualunque attività fisica. E’ una patologia piuttosto frequente che interessa il 15-18 per cento delle persone con coronaropatia.

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