Nel calcio, alla fine, contano sempre i risultati. E questo Bari di Fabio Caserta, nelle ultime cinque gare, ha ottenuto dieci punti, frutto di tre vittorie e un pareggio. I tre successi sono stati ottenuti tra le mura amiche del “San Nicola” e con il minimo scarto: 2-1 al Padova, 1-0 al Mantova e 1-0 al Cesena. Ma se per le prime due gare si era parlato di vittorie casuali, scaturite da episodi fortunati, dopo il match contro il Cesena si è parlato di “cinismo”, un vocabolo che nel gergo calcistico ha un’accezione positiva. Si è anche parlato di carattere e di squadra che ha lottato e difeso il vantaggio. Magari su questo si potrebbe anche essere d’accordo, ma su tutto il resto assolutamente no: le prestazioni dei galletti nelle tre gare casalinghe sono state tutte uguali: zero idee, zero organizzazione di gioco e, soprattutto, zero tiri in porta. La squadra è palesemente senza un filo conduttore ed è evidente come il tecnico Caserta non sia riuscito a trasferire le sue idee al gruppo squadra.
E sono anche tante le contraddizioni tattiche messe in mostra da questo Bari, tra continui cambi di modulo e formazione. L’impressione è che Caserta non sappia che pesci pigliare e provi le cose un po’ a caso. Tra le tante anomalie tattiche, quella di schierare Maggiore in un centrocampo a due: l’ex calciatore della Salernitana non ha qualità da tessitore di gioco e nemmeno di contenimento, e schierarlo in quella posizione lo mette in evidente difficoltà. Non a caso è stato tra i peggiori in campo contro il Cesena. Ma di anomalie ce ne sono tante altre, come la posizione di Dorval o l’isolamento offensivo di Moncini. Insomma, siamo giunti a novembre, dopo un ritiro e dieci partite di campionato e questo Bari non ha una sua identità.
Va però dato atto a mister Caserta d’aver avuto quantomeno coraggio nel secondo tempo contro il Cesena, quando ha inserito ben tre punte: segno inequivocabile di voler vincere la partita. Difatti la rete di Gytkjaer è giunta proprio grazie alle due punte in area romagnola, che hanno dato peso all’attacco biancorosso e reso la vita più dura ai difensori di Mignani. Ma tutto questo non può bastare per sollevare Caserta dalle sue responsabilità, anche se l’ex allenatore del Catanzaro sbaglia nel mettere la testa sotto la sabbia, soprattutto quando dichiara che la squadra è in crescita e che la difesa biancorossa ha concesso poco ai bianconeri romagnoli. Strano, soprattutto se, ancora una volta, l’ottimo Cerofolini è risultato tra i migliori in campo.
L’errore più grande che potrebbe fare la società biancorossa in questo momento sarebbe quello di confondere le vittorie casuali con quelle ciniche. Perché il cinismo è ben altra cosa. La squadra cinica è quella che ha una sua identità, un modo di giocare non spettacolare ma concreto, che concede poco e che capitalizza le poche occasioni che crea. Ebbene, questo Bari non ha una sua identità, concede troppo, sbanda in difesa e non crea neanche quel minimo di occasioni per potersi definire cinica. Semplicemente la formazione biancorossa ha ottenuto tre vittorie preziose, ma assolutamente casuali. Ovviamente ci si sofferma su quanto visto sul rettangolo verde.
L’auspicio è che questo Bari possa cambiare quanto prima registro e diventare davvero una squadra compatta e cinica, perché aspettarsi gioco e spettacolo con questo allenatore, a questo punto della stagione, sarebbe alquanto utopistico. Ma sopravvalutare queste vittorie sarebbe un grave errore, perché questa è una squadra che ha grossissimi problemi tattici. Fermo restando che la rosa composta da Magalini e Di Cesare non sia assolutamente di basso livello. L’impressione è che questo Bari vada col freno a mano: una squadra (anzi, una rosa) dalle più ampie possibilità e qualità, che però non viene messa nelle condizioni di rendere al massimo. Per fortuna sono arrivate almeno queste tre vittorie casalinghe, ma non chiamatelo cinismo…
Foto Ssc Bari