In Puglia, la melagrana si conferma un vero e proprio tesoro agricolo, capace di coniugare gusto, salute e economia locale. La provincia di Taranto emerge come cuore pulsante della produzione nazionale, con circa il 40% delle melegrane italiane coltivate proprio in questo territorio. Nonostante le condizioni climatiche non sempre favorevoli, tra siccità in alcune zone e piogge intense in altre, la coltivazione del “superfood” continua a crescere, diventando un settore strategico per l’agricoltura pugliese.
Il successo della melagrana non è solo legato al mercato: il frutto, ricco di vitamina C, antiossidanti, flavonoidi e acido ellagico, è apprezzato anche per le proprietà benefiche sulla salute, dalla prevenzione di raffreddori e influenza fino al supporto nella lotta contro alcune forme tumorali. Questo mix di virtù ne ha ampliato l’impiego non solo nell’alimentazione quotidiana, ma anche nell’industria farmaceutica e cosmetica, confermando il ruolo del frutto come risorsa multifunzionale.
Ma l’aumento della domanda porta con sé anche sfide complesse. Coldiretti Puglia segnala un rischio crescente di agropirateria e importazioni che mettono a rischio la qualità del prodotto locale. Melagrane e semi provenienti da Paesi come Spagna, Israele, Marocco, Cile e Sudafrica entrano sul mercato pugliese, spesso con problemi legati a pesticidi o a un elevato impatto ambientale dovuto ai lunghi trasporti. Per esempio, le melagrane israeliane percorrono oltre 2.200 km, consumando grandi quantità di petrolio e producendo notevoli emissioni di CO₂, un aspetto che rende fondamentale sostenere la produzione locale.
In Puglia, le varietà più diffuse sono Akko, precoce e pronta per la raccolta già a settembre con rese tra 25 e 30 tonnellate per ettaro, e Wonderful, tardiva e più produttiva, con raccolta a partire dalla seconda metà di ottobre e rese fino a 45 tonnellate per ettaro. La combinazione di queste varietà permette di allungare la stagione commerciale e di soddisfare la crescente richiesta di un prodotto che non è solo nutriente, ma sempre più simbolo della ricchezza agricola e culturale pugliese.
Foto: Wikipedia