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Assunzione all’Amiu del boss Diomede, il giallo della deroga

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Mer, 22 Marzo 2023 - 08:57

BARI – Tutto ruota attorno ad una deroga che avrebbe permesso l’assunzione del boss Franco Diomede, un documento che viene citato espressamente nell’accordo firmato il 31 ottobre del 2013 tra Amiu e sindacati, ma di cui al momento non c’è traccia. Stamattina, il pm della Dda Roberto Rossi ha interrogato nuovamente il presidente dell’Amiu, Gianfranco Grandaliano, questa volta in qualità di indagato. Assistito dall’avvocato Michele Laforgia, Grandaliano si è difeso per circa un’ora ripercorrendo tutte le tappe dell’intricata vicenda finita sotto la lente d’ingrandimento della squadra mobile. Il presidente ha spiegato che il 30 ottobre del 2013, un giorno prima della scadenza dell’appalto per la gestione e pulizia dei servizi igienici nel rione Carrassi affidato sino a quel momento ad una società privata, la giunta comunale chiese all’Amiu di subentrare all’azienda e di assorbire i 56 dipendenti. Questo perché – ha spiegato Grandaliano – non c’erano i tempi tecnici per svolgere una nuova gara di appalto. Così, il Comune fece una delibera ad hoc, mentre il 31 ottobre dello stesso anno tra l’Amiu e i sindacati fu raggiunto un accordo: nell’intesa fu inserita la cosiddetta “clausola sociale”, che obbligava la municipalizzata ad “assorbire” i lavoratori con almeno 4 mesi di anzianità. Tutti avevano questo requisito tranne uno, il boss Francesco Diomede. Ma, ha sostenuto oggi Grandaliano, i sindacati, in sede di trattativa, assicurarono che nel suo caso era stata accordata, in precedenza, una deroga che avrebbe garantito anche al capo clan di poter usufruire della clausola sociale. Questa presunta deroga viene citata testualmente nell’accordo tra Amiu e sindacati, ma in realtà non esiste. O meglio, al momento nessuno è stato in grado di esibire il documento originale alla Procura o alla polizia. Il sospetto del pm Rossi è che qualcuno cercò di tutelare il boss e il suo posto di lavoro. Grandaliano si è difeso dichiarando la propria buona fede, essendosi fidato dell’esistenza di questa deroga della quale, al momento, però non c’è traccia. Il presidente dell’Amiu è indagato falso in atto pubblico e truffa aggravata dall’articolo 7, ma l’inchiesta, a breve, potrebbe allargarsi finendo per travolgere altre persone.

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