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Manduria, l’appello di un papà: “Ecco gli organi di Gabriella, ditemi che mia figlia vive ancora”

Pubblicato da: redazione | Sab, 28 Ottobre 2017 - 19:30

Il rene destro a “R”, 34 anni. Quello sinistro a “O”, 33 anni. Entrambi trapiantati a Bari. Iniziale del nome, età e città dov’è avvenuto il trapianto: questo conosce Leonardo Fanuli di quanti hanno beneficiato degli organi della figlia Gabriella, morta nel 2008 a trent’anni per una emorragia cerebrale mentre ballava alla festa di compleanno della madre. Leonardo non si dà pace e periodicamente lancia appelli per sapere se gli organi della figlia vivono ancora, nella speranza che, chi ha avuto quello speciale regalo, si faccia finalmente vivo.

Un desiderio che – come racconta ‘La voce di Manduria’ – comincia a diventare un vero delirio per Fanuli che ora ha pubblicato la lettera del Centro regionale pugliese di riferimento dei trapianti d’organi, in cui viene elencata la fredda “lista” degli organi prelevati dal corpo di sua figlia e impiantati ad altrettante persone che godono del diritto alla riservatezza. “Ci hanno dato solo l’iniziale del nome e l’età – dice Fanuli -, noi non possiamo risalire a loro e non vogliamo farlo con l’imposizione, ma chi ha ricevuto il dono di nostra figlia sa tutto, sa chi siamo, ma non si fa avanti”. Leonardo spera che pubblicare le indicazioni fornite dal Centro regionale trapianti della Puglia, circa gli organi espiantati a Gabriella, serva a smuovere le coscienze.

Oltre ai due reti, dall’elenco si scopre che il fegato è stato donato a “G”, di 52 anni, trapiantato a Bari; il cuore è stato donato a “G”, di 61 anni, trapiantato a Torino; il polmone destro donato a “P”, di 41 anni, trapiantato a Siena; il polmone sinistro a “P”, di 41 anni, trapiantato a Siena; le cornee, infine sono state donate a due ragazzi di 18 e 27 anni di Mestre-Venezia.

“Questi sono gli organi della nostra amata Gabry espiantati all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto il 17 agosto del 2008 alle ore 22 circa. A noi non interessa conoscere le persone che hanno beneficiato di questi organi – l’appello del padre di Gabriella – ma vorremmo almeno sapere, anche in forma anonima, che queste persone stanno bene e che la perdita della nostra Gabriella sia servita almeno a salvare altre persone. Anche se non ci credo più, sono passati ormai nove anni – aggiunge sconfortato il papà -, ma per la mia famiglia il tempo si è fermato a quel maledetto giorno. Scusatemi per questa mia richiesta ma per me non passa giorno che non pensi a questo. Grazie”.

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