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Bari, continua la strage di gatti: il branco di cani randagi aggredisce e uccide nel Campus

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Gio, 21 Marzo 2019 - 12:30

L’ultima vittima si chiamava Cicciotto. Faceva parte della colonia felina che veniva accudita da una dipendente all’interno del Campus di Bari dove da settimane ormai entrano indisturbati cani randagi.

“Per 8 anni dopo che è morta la tua mamma umana che ti accudiva nel campus, ho provveduto a te ed è stato bellissimo – scrive in un post la padrona di Cicciotto, ripreso dal Movimento per la difesa delle colonie feline a Bari –  Eri un gatto dolce e intelligentissimo. Amavi e difendevi la tua libertà, amavi il campus universitario perché era casa tua, eri amato da tutti gli studenti, eri simpatico e socievole. Facevi compagnia agli umani in sosta sulle panchine per la pausa pranzo. Mi bastava muovere un mazzo di chiavi con i campanellini per farti arrivare come un razzo ovunque tu stessi. Ma quel maledetto 18 marzo ho mosso le chiavi per 2 ore e tu non sei arrivato. C’era solo tuo fratello Ciccio che piangeva e ti chiamava disperato. La notte del 17 marzo 2019 sei stato ucciso dalle 4 cagne sterilizzate e reimmesse sul territorio dalla Lav. Una tragedia che si perpetua di anno in anno. Che brutta città Bari. Una città dove non tutti hanno diritto di vita. Solo i prepotenti comandano. Gli altri vanno sotto terra”.

Sono decine i gatti uccisi dai branchi dei cani che ormai fanno da padroni nei rioni Carrassi, San Pasquale, Mungivacca e Poggiofranco. Più volte le associazioni e i singoli cittadini hanno chiesto al Comune e alla Asl di intervenire: alcuni accalappiamenti sono stati effettuati ma a quanto pare non abbastanza. Il movimento per la difesa delle colonie feline ha avviato anche una petizione. “Chiediamo – si legge nel testo – che siano applicate le leggi nazionali, regionali e comunali per la tutela delle colonie feline e delle persone, e che i cani randagi che sono stati reimmessi nel territorio con criteri evidentemente sbagliati, siano catturati immediatamente e condotti in strutture/rifugi ove possano vivere una vita dignitosa con cibo e cure da parte delle associazioni (che vengono finanziate con i soldi dei cittadini proprio per occuparsi dei cani vaganti sul territorio) e far si che non restino vaganti costituendo un pericolo continuo per le persone e per i gatti liberi e/o appartenenti alle colonie”.

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