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Coronavirus, i pugliesi fuorisede: “Manca il calore della nostra regione”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 3 Maggio 2020 - 08:00

A pochi giorni dall’avvio della Fase2 dell’emergenza, il cui decreto emanato dal Governo entrerà in vigore a partire dal 4 maggio, nonostante un leggero allentamento delle restrizioni, sono molte le preoccupazioni che riguardano la possibilità di un nuovo esodo da parte dei tanti fuorisede che studiano e lavorano nel Nord Italia. Fenomeno già verificatosi lo scorso 7 marzo quando la bozza del decreto che chiudeva l’intero stivale in una zona protetta era trapelata prima dell’ufficialità, scatenando un improvviso flusso di rientro nelle regioni del Sud.

Tra le domande più frequenti, quella relativa alle modalità in cui i pugliesi stanno vivendo questo periodo. In particolare: come vivono questo momento tutti quei pugliesi che hanno deciso di rimanere nelle regioni del Nord Italia? “Da noi la quarantena pesa di più perché è iniziata prima, ma anche perché si patisce un drastico cambiamento dei ritmi. Sui giornali scrivono spesso che c’è gente in giro, ma non è vero: siamo tutti chiusi in casa e non sentiamo più i rumori a cui eravamo abituati, relativi ad una Milano che correva in fretta. Non si sentono nemmeno più i bambini giocare. Non sapere quando potrò tornare a casa rende tutto ancora più difficile, mi pesa. È terribile”, ha commentato Adriana, pugliese emigrata nel capoluogo lombardo per motivi di studio.

Diverso quanto dichiarato invece da un ragazzo di 25 anni, a Milano per frequentare un corso di giornalismo sportivo, per il quale l’impressione è che la città, nello specifico alcuni suoi abitanti, abbiano preso alla leggera l’emergenza: “Vivo a Sesto, in un appartamento con il mio coinquilino. Se fossi stato solo sarebbe stato tutto molto più pesante e, nonostante non mi possa lamentare, sento la mancanza di casa e spero di ritornarci il prima possibile”. Situazione tranquilla anche a Milano Est, zona Lambrate, come confermato da Emilio, che racconta di un movimento che è molto ridotto rispetto al solito, ma mai del tutto azzerato. Più vivace, invece, la situazione nei pressi dei supermercati, dove, come lui stesso racconta, le file costringono ad attese di oltre due ore, a differenza di quanto accade nei comuni pugliesi.

“Vivo nei pressi di una via di scorrimento abbastanza rapida e a due corsie. Di qui passano autobus, ma soprattutto tante auto della polizia e ambulanze, ad ogni ora. Lavoro da remoto, per l’insegnamento è dura. Manca il contatto con gli alunni – racconta, ancora, Emilio – Milano appare più silenziosa del solito. La Puglia manca come sempre, ma ancor di più manca la libertà di poter scegliere quando andarci e quando ritornare. Non riesco a smettere di pensare a quelli che alle prime ore di lockdown hanno affollato treni, bus e aerei per rientrare al sud causando chissà quanti contagi e quante morti che avremmo potuto evitare”. Tra le testimonianze c’è anche quella di Anna, una donna di 58 anni che lavora come badante e si ingegna con piccoli lavoretti come la vendita delle orecchiette. La sua esperienza è stata resa più dura proprio dalla distanza da casa. Ha raccontato, infatti, di aver perso il padre e di aver vissuto un momento davvero difficile dovuto dall’impossibilità di dargli l’ultimo saluto. “Tremo al rumore dei camion militari”, ha confessato. Diverso il pensiero di un 35enne, anch’egli preoccupato per l’impossibilità di tornare in Puglia, ma quasi rasserenato dal fatto che Milano, la città che “non dorme mai”, doveva darsi una frenata. Insomma, i pugliesi che stanno vivendo questo momento di esilio forzato stanno attraversando un momento davvero difficile, amplificato dalla distanza dai propri cari e della propria terra. Tanti, infatti, coloro che raccontano della “mancanza del sole e del calore pugliese”. Maria ci dice, infine, di vedere Milano come non l’ha mai vista: “Questa è una città dove ti ritrovi a correre anche quando non ce n’è bisogno. Ho perso il lavoro e la chiusura dei ristoranti rappresenta per me la perdita di una speranza per il futuro: sono madre di due figli, non sono più giovane e non ho altre specializzazioni. Cresce la preoccupazione di non poter rivedere le persone che amo, che avrei invitato, come sempre, verso l’estate per una bella rimpatriata, perché Milano è ricca di servizi, ma povera di gente che ama cogliere, non appena può, l’occasione per riunirsi così come accade nella tradizione pugliese”, ha concluso Maria.

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