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Bari, chiusi in casa dal 23 dicembre in attesa di un contatto dalla Asl: “Ci siamo rivolti alla sanità privata”

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 15 Gennaio 2022 - 11:00

“Abbiamo saputo di un contatto positivo il 23 dicembre, il 28 mia moglie scopre di aver contratto il Covid, l’8 gennaio anche mia figlia, da allora non abbiamo mai avuto un contatto dalla Asl. E’ quasi un mese che siamo chiusi in casa senza sapere come fare”.  E’ il racconto di Simone, papà e lavoratore (in cassa integrazione ormai da un anno) che ha affidato a Borderline24 la sua storia, senza negare di sentirsi “abbandonato”.

Procediamo per gradi. Non appena scoperto di aver avuto un contatto con una persona positiva, Simone, assieme a sua moglie, ha contattato senza esitare la pediatra dei suoi figli, una bimba e un bimbo. “Di lei ci fidiamo moltissimo – ha raccontato il papà – ci ha consigliato di stare a casa per 5 giorni e di aspettare a fare i tamponi, perché avrebbero potuto dare come risultato un falso negativo”. Passati i 5 giorni, Simone, assieme alla sua famiglia, si recano a fare i tamponi. Tutti risultano negativi, esclusa la moglie. La donna, come da prassi, si isola in camera da letto per evitare di esporre al contagio gli altri.

“Da qui in poi è iniziato il disastro – ha proseguito Simone – mi sono ritrovato a gestire i piccoli che a volte piangevano perché volevano vedere la mamma appena oltre la porta, tutto questo confidando in un contatto con la Asl. Ho passato giorni ad aspettare una mail o una chiamata, niente. Nessuno ci ha spiegato come ci dovevamo comportare”. Intanto, passato Natale e Capodanno isolati in casa, senza nessuna notizia sulle procedure, dal 2022 sono cambiate le regole.

“Nonostante la possibilità di uscire di casa con la terza dose di vaccino – ha continuato – per sicurezza ho scelto di restare in casa. Per tagliare la testa al toro, in assenza di informazioni, abbiamo effettuato dei tamponi autonomamente. Io ne ho fatti anche due in farmacia, per maggiore sicurezza”. Poi, dopo più di dieci giorni (avendo prenotato con largo anticipo) sua moglie riesce ad effettuare un tampone ricevendo esito negativo. L’unico posto disponibile che avrebbe potuto attestare l’eventuale guarigione, è stato un centro analisi. Ma non è finita qui.

“Sembrava che l’incubo fosse finito, ma non è stato così. Dovendo vaccinare la bimba di 7 anni mi metto in contatto con la pediatra per avviare la pratica, lei, sempre scrupolosa, mi dice di farle effettuare un tampone molecolare per sicurezza. La piccola risulta positiva. Ci dicono che la Asl ci avrebbe contattati nel giro di 48 ore, da allora è passata più di una settimana, dalla Asl ancora nessuna notizia” – ha sottolineato evidenziando ancora lo stato di abbandono.

“Non c’è stata comunicazione tra Regione e Governo – ha detto ancora – nessuno ci ha spiegato come dovevamo comportarci. Noi abbiamo la fortuna di sapere come fare a cercare informazioni, ma chi non può, aspetta a vita una chiamata che potrebbe non arrivare mai? Siamo stati coscienziosi inoltre, altri se ne sarebbero andati in giro. Noi siamo rimasti a casa, nonostante il green pass di mia moglie sia rimasto attivo per tutta la durata della sua positività. Mi chiedo, visti i presupposti, a cosa serva ancora questo strumento”.

“C’è un nuovo sito della Regione – ha aggiunto – con le risposte ai quesiti, ma la verità è che non si capisce nulla. Siamo in uno stato di abbandono totale. E la cosa più grave è che c’è assuefazione: siamo così abituati a vivere in un luogo in cui le cose non funzionano che ci rivolgiamo al privato. Ho speso 240 euro sotto Natale, una spesa che avrei evitato volentieri vista la condizione in cui mi trovo da un anno, l’aumento delle bollette e tanto altro. Nessuno si ribella a questo stato delle cose, è un disastro” – ha concluso con rammarico.

Proprio negli scorsi giorni è stato siglato un’accordo tra farmacisti e medici di base attraverso il quale questi ultimi potranno prescrivere il tampone (che potrà essere effettuato gratuitamente) in farmacia, in modo tale da accertare la negatività e l’uscita dall’isolamento, senza attendere gli iter burocratici fino a poco tempo fa in vigore. Obiettivo: snellire situazioni di questo tipo che vedono oggi, moltissime altre famiglie, ancora in attesa di un contatto dalla Asl.

Foto repertorio

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