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Cancro, calano i decessi in Italia: -15% uomini e -8% donne

È quanto emerso dai dati raccolti tra il 2011 e il 2019

Pubblicato da: redazione | Mar, 20 Giugno 2023 - 19:36

In Italia si registra una diminuzione della mortalità per cancro superiore alla media europea. È quanto emerso dai dati raccolti tra il 2011 e il 2019, secondo i quali c’è una riduzione dei decessi del 15% negli uomini e dell’8% nelle donne, rispetto alla media europea che è al 10% negli uomini e al 5% nelle donne.

Questa diminuzione della mortalità, secondo gli esperti, è stata possibile grazie all’utilizzo dell’immunoncologia, un approccio innovativo nella cura del cancro che ha cambiato il corso di diverse neoplasie che un tempo erano considerate molto difficili da trattare. Al fine di comunicare questi importanti risultati a tutti i cittadini, è stata presentata negli scorsi giorni a Roma la terza tappa della campagna di sensibilizzazione “Lo so anch’io”. La campagna, promossa da Bristol Myers Squibb e sostenuta da diverse associazioni di pazienti, prevede incontri nelle piazze, la distribuzione di materiale informativo e l’attivazione di un portale dedicato. Fulcro fondamentale del’attività di sensibilizzazione quella dell’immunoterapia che ha avuto un impatto significativo sulla sopravvivenza dei pazienti con tumori metastatici cambiando lo standard di cura in diverse tipologie di tumori, offrendo maggiori possibilità di sopravvivenza anche per pazienti in fase avanzata o con neoplasie per le quali in passato non erano disponibili terapie efficaci, come il melanoma e il mesotelioma. Attualmente sono in corso ulteriori studi per ampliare l’applicazione dell’immunoterapia ad altre neoplasie.

“L’immunoncologia ha rappresentato una svolta negli ultimi dieci anni dopo i progressi della chemioterapia e delle terapie mirate – ha affermato Michele Maio, presidente della Fondazione Nibit e direttore della cattedra di Oncologia dell’università di Siena – è diventata lo standard di cura in diverse neoplasie in fase metastatica o a rischio di ripresa dopo intervento chirurgico. Ad esempio, grazie agli studi condotti presso il Centro di Siena, si è dimostrato che l’immunoterapia può essere efficace anche nei casi di melanoma metastatico con metastasi cerebrali, con una significativa percentuale di pazienti ancora in vita e liberi dalla malattia a 5 anni” – ha concluso.

Anche nel carcinoma polmonare, una delle forme tumorali più difficili da trattare, l’immunoncologia ha cambiato il paradigma di cura. “Circa il 75% dei casi di carcinoma polmonare – ha dichiarato invece Federico Cappuzzo, direttore Oncologia Medica 2 presso l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma – viene diagnosticato in fase avanzata. Grazie alla combinazione di immunoterapia, chemioterapia e farmaci mirati, è stato possibile ottenere un miglioramento significativo nella sopravvivenza globale dei pazienti rispetto alla sola chemioterapia” – ha concluso. Parole a cui fanno eco quelle di Stefania Vallone, segretaria di Walce (Women Against Lung Cancer in Europe).

“Il tumore del polmone non è più una patologia quasi esclusivamente maschile – ha dichiarato – ma sta aumentando anche tra le donne a causa dell’aumento del consumo di sigarette nella popolazione femminile. La prevenzione primaria e l’innovazione terapeutica, come l’immunoncologia, sono fondamentali per migliorare le possibilità di sopravvivenza a lungo termine e garantire una buona qualità di vita ai pazienti” – ha concluso. “Grazie ai progressi della ricerca – ha detto infine Maurizio Vannini, delegato della FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) Lazio – si è verificata una netta riduzione della mortalità e un aumento del numero di pazienti guariti. Tuttavia, è necessario considerare il cancro in tutte le sue sfaccettature, tra cui gli aspetti biologici, medici e psicosociali, e impegnarsi affinché i pazienti guariti possano ritornare pienamente alla propria vita relazionale e professionale. Questo obiettivo richiede un coordinamento tra istituzioni, associazioni di pazienti e società scientifiche, nonché un programma ben definito per migliorare la qualità della vita dei sopravvissuti al cancro” – ha concluso.

Foto repertorio Policlinico di Bari

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