Ripartire dalla vittoria al fotofinish contro il Palermo per continuare a credere nei playoff. Con questa “mission”, il Bari fa visita al Südtirol di Fabrizio Castori nel lunedì di Pasquetta. Per analizzare i vari temi di questo match e fare il punto sul campionato dei biancorossi, ci siamo rivolti a un doppio ex della sfida: Alessio Sestu, che si è concesso a un’intervista esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Alessio Sestu, dopo il ritiro dal calcio giocato, che strada ha intrapreso? Di cosa si occupa attualmente e quanto il calcio continua a far parte della sua vita quotidiana?
“Ho avuto la fortuna di giocare fino a 38 anni, anche se adesso si gioca anche sino ai 40. Da subito l’idea era quella di rimanere nel calcio ma non come allenatore, bensì come direttore sportivo. Subito dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, ho intrapreso questo percorso: prima nel Portogruaro, successivamente nel Piacenza. Questa è la strada che mi piacerebbe portare avanti”.
Da direttore sportivo, le chiedo un parere sull’attuale direttore sportivo del Bari Magalini e anche sul suo predecessore Polito…
“Magalini ho avuto il piacere e la fortuna di averlo come direttore ai tempi del Mantova. È un ds esperto che conosce tutte le dinamiche del mondo del calcio. Ma è anche una persona con qualità umane importanti, che sicuramente fanno la differenza durante l’anno, soprattutto nella gestione del gruppo e dell’ambiente. Ma i risultati ottenuti parlano per lui. Per quanto riguarda Polito, lo conosco un po’ meno. Credo sia un ottimo direttore, che abbia comunque fatto qualcosa di importante a Bari, nonostante l’epilogo”.
Guardando indietro alla sua carriera, ha vestito tante maglie e calcato campi importanti. Quali sono i momenti che ricorda con maggiore emozione e quali invece le hanno lasciato qualche rimpianto?
“Il periodo molto bello è stato subito successivo a quello negativo e mi riferisco alle esperienze di Siena e Bari. In Puglia arrivai in un momento bellissimo per la squadra allenata da Ventura, con i galletti che volavano in Serie A. Purtroppo l’impatto con Bari – anche per mie mancanze – non fu positivo e non sfruttai quell’occasione, nonostante fossi consapevole di entrare in una squadra che andava a mille all’ora e con giocatori che stavano facendo veramente qualcosa di straordinario. L’opportunità a Bari poteva darmi tanto e non sono riuscito io a dare quello che volevo. Questo è un po’ il grande rammarico della mia carriera. Mentre nel Siena trovai Perinetti e soprattutto Antonio Conte, un valore aggiunto per tutti quelli che hanno la fortuna di lavorare con lui. Vincemmo subito il campionato”.
Nella stagione 2003-04 ha giocato in Serie C2 con il Sudtirol. Che tipo di esperienza è stata per lei, giovane in rampa di lancio, e cosa le ha lasciato quell’annata?
“È stato all’inizio della mia carriera, quindi il primo impatto con i professionisti. Sicuramente un altro tipo di società rispetto a quella attuale. Ora c’è una società organizzata che lavora anche per il futuro, costruendo lo stadio ed il centro sportivo. Ma resta un ricordo bello perché comunque Bolzano è una città serena, che ti permette di poter crescere e ti dà il tempo di maturare. Misi in mostra le mie qualità”.
Oggi il Bari è guidato da Moreno Longo: che idea si è fatto su questa squadra?
“Sicuramente è una squadra valida. Longo è un mister molto preparato. È normale che ci siano difficoltà, perché Bari è una piazza importante ed esigente, dove le pressioni non mancano. Una piazza che potrebbe stare tranquillamente in Serie A. Trovare un equilibrio in una categoria così difficile non è una cosa semplice. Forse è questo il salto di qualità che manca”.
La vittoria all’ultimo respiro contro il Palermo, con il gol di Simic allo scadere, ha riacceso entusiasmo nel gruppo squadra. Crede che il Bari possa lottare seriamente per i playoff?
“La squadra biancorossa ha tutte le qualità per poter entrare nei playoff, ma sarà una battaglia fino all’ultima partita. C’è ancora un po’ di tempo per trovare quell’equilibrio e quell’entusiasmo per disputare un buon finale di stagione, perché una volta che si è dentro ai playoff, tutto può succedere ed è quello che auguro al Bari”.
Lunedì andrà in scena Sudtirol-Bari. Che tipo di partita si aspetta e quali potrebbero essere, secondo lei, le chiavi tattiche?
“Premesso che tutte le partite sono complicate, in particolar modo in Serie B, affrontare il Sudtirol è sempre insidioso, su un campo che non è semplice. Insomma, non è una partita da sottovalutare: uscire con un risultato positivo dal ‘Druso’ potrebbe portare entusiasmo a tutto l’ambiente biancorosso”.
A Bari l’ambiente è caldo e ultimamente la contestazione verso la proprietà dei De Laurentiis si è fatta sentire. Da ex calciatore, quanto può incidere una situazione del genere sul rendimento della squadra?
“Bari è una piazza importante che merita la Serie A e potrebbero esserci dei giocatori che possono risentire di queste situazioni, di questa pressione. Scendere in campo e non essere sereni non ti permette di tirar fuori tutte le qualità. C’è sempre la paura di sbagliare, non si è sereni. E questo sicuramente può essere, per i giocatori, un peso. È normale che chi indossa quella maglia deve meritarla, ma un clima di contestazione può influire negativamente. Credo sia abbastanza scontato dire che è un ambiente unito fa fare il salto di qualità e stagioni importanti. È normale che quando iniziano a mancare determinate dinamiche, diventa tutto più complicato”.
Durante Bari-Palermo, Lasagna è stato fischiato dopo un errore sotto porta e ha reagito con applausi ironici. Come gestire situazioni del genere in un momento così delicato della stagione?
“Quando non si è sereni, si commettono degli errori che magari giocatori così importanti non commetterebbero in altre situazioni. E quindi è un cane che si morde la coda. È lì che bisogna essere intelligenti e non dare comunque modo che ci siano delle ripercussioni, perché non fa bene a nessuno”.