I dipendenti delle aziende licenziatarie del gruppo McDonald’s Italy nella provincia di Bari – tra cui Rm srl, Hb srl, Cabofresco srl e Attiva srl – incroceranno le braccia domani, martedì 7 maggio, aderendo allo sciopero indetto dalla Filcams Cgil. In concomitanza con la mobilitazione, è previsto un presidio dalle 9.30 alle 12.30 davanti al punto vendita McDonald’s di via Sparano, nel cuore della città.
La protesta nasce, spiega il sindacato, dall’indisponibilità da parte di McDonald’s Development Italy e dei licenziatari locali ad aprire un tavolo di confronto sulla contrattazione integrativa aziendale. Una chiusura che – secondo la Filcams – blocca ogni possibilità di miglioramento delle condizioni economiche e normative dei lavoratori, alimentando malcontento e un elevato turnover del personale.
Il segretario generale della Filcams Cgil Bari, Antonio Ventrelli, sottolinea che nella provincia si riscontrano gravi criticità: personale inquadrato a livelli inferiori rispetto a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale (Ccnl), assenza di premi di produttività annuali, mancato riconoscimento dei tempi di vestizione, uso eccessivo di contratti flessibili e part time non volontari, oltre a difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavoro. “La vertenza McDonald’s – aggiunge Domenico Ficco, segretario generale della Cgil Bari – è emblematica di un sistema fondato sul lavoro precario, che impoverisce i lavoratori e ostacola una reale crescita collettiva del Paese”, ha concluso.
“Nella provincia di Bari – ha detto il segretario generale della Filcams Cgil Bari, Antonio Ventrelli – si registrano in particolare criticità irrisolte derivanti dal sotto inquadramento del personale rispetto ai livelli di inquadramento previsti dal CCNL per le mansioni svolte dallo stesso, dal mancato riconoscimento di un premio di produttività annuale, dal mancato riconoscimento dei tempi di vestizione, da un modello di lavoro basato sulla flessibilità esasperata e sui part time involontari e da problematiche connesse alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro del personale”. McDonald’s rappresenta il gruppo più grande del settore della ristorazione commerciale in Italia con una presenza complessiva di 740 locali (di cui 60, pari all’8%, a gestione diretta, e 680 locali, pari al 92%, gestiti in licenza) e con circa 35mila dipendenti, “ma i suoi lavoratori operano in condizioni meno favorevoli rispetto a quelle garantite da altri gruppi del settore che hanno già siglato da tempo contratti di secondo livello – ricorda Ventrelli -. Auspichiamo pertanto che l’azienda McDonald’s Development Italy ed i relativi licenziatari rivedano la propria posizione e si rendano disponibili a discutere e definire un accordo integrativo che riconosca il valore e la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori che con la loro professionalità e impegno garantiscono lauti profitti al gruppo, altrimenti continueremo la mobilitazione ad oltranza per migliorare le condizioni lavorative e retributive dei dipendenti della rete McDonald’s”.
Per Domenico Ficco, Segretario Generale della CGIL Bari, “la vertenza McDonald’S rappresenta uno spaccato di quel contesto di lavoro precario che sta rendendo più poveri i lavoratori e non permette al Paese di sostenere una crescita collettiva. Part time involontari, rapporti a termine, mancato riconoscimento delle professionalità sono dentro la battaglia che la Cgil sta conducendo contro il lavoro precario, anche attraverso i quattro referendum sul lavoro che voteremo l’8 e 9 giugno. Ad esempio proprio nel gruppo McDonald’s vi sono quelle disparità tra lavoratori che dopo anni di contratti a tempo – che vogliamo limitare con uno dei quesiti – anche se stabilizzato non gode del diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo, a differenza di colleghi e colleghe con cui lavorano fianco a fianco. Ingiustizia che vogliamo cancellare con il primo quesito. La Cgil di Bari sostiene le giuste rivendicazioni dei lavoratori, delle lavoratrici delle categorie di settore ed evidenzia quanto urgente e importante sarà partecipare ai referendum a votare Sì. Parliamo della vita in carne e ossa di giovani che attraverso il lavoro vogliono emanciparsi e costruire percorsi di autonomia, altrimenti negati da un precariato che da lavorativo diventa esistenziale”.
Foto repertorio