Dopo settimane di silenzio, il presidente Luigi De Laurentiis è tornato a parlare in conferenza stampa per fare il punto sul futuro del club biancorosso. Un discorso a tutto tondo, nel quale il numero uno del Bari ha voluto chiarire le strategie societarie, il recente passato e i prossimi obiettivi.
“Il silenzio è stato necessario per programmare il futuro”, ha esordito De Laurentiis, spiegando i motivi della lunga assenza pubblica. Un momento di riflessione, dopo una stagione definita senza mezzi termini “quella dei rimorsi”: “Il Bari era temuto praticamente da tutti, ma ha lasciato troppi punti per strada. A gennaio soltanto il Palermo ha speso più di noi. Sono stati ingaggiati calciatori voluti da Longo, c’erano le basi per un campionato importante”.
Sul direttore sportivo Claudio Magalini, il presidente ha riconosciuto le difficoltà iniziali: “Ha vissuto una piazza nuova, non era facile. Si è concentrato sulla creazione di un percorso per centrare i playoff. Il suo impegno sarà maggiore, ho percepito una grande voglia di fare bene. Se così non fosse, ci saremmo separati. Sono sicuro di avere due soldati che faranno la differenza”.
Non sono mancati i riferimenti agli obiettivi del club: “Voglio lasciare questa squadra in Serie A, facendo in modo che ci resti. Non sono un pazzo e non lascerei il Bari a chiunque. Serve costruire una rosa importante e trovare soci affidabili. Siamo aperti ad eventuali acquirenti”. Confermata anche la piena fiducia al nuovo allenatore: “Fabio Caserta ha sposato il progetto Bari con tanta motivazione. Salirà di categoria e spero possa levarsi tante soddisfazioni qui. Vorrei in rosa calciatori che desiderino venire con tutto loro stessi”.
Sul deludente epilogo dello scorso campionato, De Laurentiis ha sottolineato la necessità di equilibrio tra sogni e realtà: “L’ambizione ci deve essere, ma non senza sostenibilità. Comprendo le contestazioni sulla multiproprietà, ma chiedo alla piazza di sostenere la squadra: altrimenti si crea una brutta immagine”.
Guardando al mercato, il presidente ha ribadito un concetto chiaro: “Si vince anche con i prestiti. Non conta la formula, ma l’atteggiamento. Prendo Mantovani come esempio, è stato un bravo soldato”. De Laurentiis ha poi ripercorso le difficoltà degli ultimi anni, non nascondendo le responsabilità: “Dopo il primo anno in B, quando siamo arrivati a due minuti dalla A, è stato difficile ripartire. Ammetto che alcune scelte sono state dettate dalla poca lucidità. Poi siamo andati a un passo dalla C, ci sono state grandi difficoltà. Speriamo sempre di fare meno errori possibili”.
Riguardo a possibili nuovi soci: “Non ho nulla da dire. C’è stato un contatto con un gruppo americano, ma nulla di più. Non posso dare cifre sul valore del club. Quando ci sarà una trattativa concreta, ne parleremo. Per arrivare a un accordo bisogna firmare un patto di riservatezza, non vado a rivelare cifre. Dopodiché possiamo parlare e stare seduti. Non mi sento di parlarne pubblicamente, lo farò quando ci sarà una trattativa a terra”.
Un passaggio anche sui diritti televisivi: “Nel 2007, col Napoli in B, erano otto milioni. Oggi siamo a un milione e tre. Sono leghe completamente diverse”. Chiusura definitiva con Moreno Longo: “Dopo la mancata qualificazione playoff, ho capito che era necessario cambiare. Ce l’ha messa tutta”, ha detto, mentre sull’incontro con Alessandro Nesta ha svelato: “È stata una persona molto umile, ma non abbiamo raggiunto un accordo. Credo abbia valutato situazioni all’estero”.
Sul futuro di Dorval: “C’è stato un avvicinamento del Napoli, ma non si è concretizzato. Attualmente non ci sono richieste”. Poi, un pensiero per la tifoseria: “L’ho sempre apprezzata e celebrata. Gli altri presidenti restano a bocca aperta. Insieme al Comune siamo riusciti a creare uno show di alto livello”. Sul fronte biglietti e abbonamenti: “Garantisco il massimo impegno. Non abbiamo perso tempo, abbiamo subito annunciato l’allenatore. Se i prezzi sono ritenuti alti, ci lavoreremo”. Chiude con una dichiarazione che è insieme consapevolezza e ambizione: “Vengo a investire milioni, non si può dire che siano obiettivi vaghi. Parlare di Serie A oggi sarebbe folle. Vorrei consegnare questa squadra in A, ma in questo campionato ho visto società morire. Non è nella mia natura vendere fumo”.
Foto Ssc Bari