La forbice dei prezzi tra ciò che viene pagato agli agricoltori e quanto spendono i consumatori continua ad allargarsi. A luglio 2025 l’inflazione sui beni alimentari ha raggiunto il +5,1%, mentre nei campi pugliesi la deflazione riduce al minimo i ricavi degli agricoltori. A denunciarlo è Coldiretti Puglia, che parla di prezzi triplicati, quintuplicati e in alcuni casi persino sestuplicati dal campo alla tavola.
Angurie e meloni gialli restano invenduti nei campi, l’uva da tavola e da vino crolla di valore, il grano è sottopagato. Intanto le famiglie pugliesi – rileva Coldiretti – riducono gli acquisti, facendo “slalom” tra supermercati, discount e promozioni alla ricerca di offerte.
A spingere i rincari è anche la crescente dipendenza dall’estero: dal grano al mais, fino a frutta e verdura importata, con il rischio – avverte l’associazione – di un abbassamento degli standard qualitativi e di sicurezza alimentare.
La crisi pesa doppiamente sulle imprese agricole, colpite anche dai cambiamenti climatici, con siccità ed eventi estremi che decimano i raccolti, e dai costi di logistica che arrivano a incidere fino a un terzo sul prezzo finale di frutta e verdura.
“L’approvvigionamento alimentare in Puglia – sottolinea Coldiretti – è garantito dal lavoro di oltre 100mila aziende agricole, 5mila imprese di trasformazione e da una rete di distribuzione che va dai supermercati ai mercati contadini di Campagna Amica”.
L’associazione sollecita accordi di filiera tra agricoltori e industria, con prezzi equi che non scendano sotto i costi di produzione, in linea con la nuova legge contro le pratiche sleali e le speculazioni.