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Baby pusher per evitare gli arresti degli affiliati: così i clan a Bari sfruttano gli adolescenti

Pubblicato da: Daniele Leuzzi | Gio, 18 Maggio 2017 - 06:30

Per eludere i controlli delle forze dell’ordine la criminalità organizzata si affida sempre più a pusher minorenni, dei semplici trasportatori di droga che spesso non superano i 14 anni. Il motivo è semplice: i numerosi agguati e gli omicidi degli ultimi mesi hanno aumentato i controlli delle forze dell’ordine, così per evitare che vengano arrestati gli affiliati le cosche sfruttano sempre più i minorenni non imputabili.

Lo conferma il recente arresto effettuato dai carabinieri (lo scorso 16 maggio) nei confronti di un baby spacciatore vicino al cinema Galleria.

Ma è un fenomeno radicato nel tessuto criminale, una consuetudine che ormai si è affermata anche a Bari Vecchia: è sufficiente una telefonata o un messaggio su whatsapp per stabilire il punto di incontro vicino ai campetti da calcio sul lungomare o nei vicoli a poca distanza dalle scuole del borgo antico, anche in pieno giorno. L’attesa dura pochi minuti, basta aspettare l’arrivo del “ragazzino”, sempre minorenne e spesso sotto i 14 anni perché non imputabile, che svolge una funzione determinate per il business della mala. E’ il venditore al dettaglio, quello che si assume i rischi maggiori in strada con i controlli di carabinieri e polizia. Si muove a piedi o in scooter, più volte al giorno raggiunge i vari centri di smercio all’ingrosso dislocati in città per fare il carico di dosi. Lo scambio tra soldi e sostanze stupefacenti avviene in pochi secondi.

I prezzi sono “popolari” (dai 5 ai 15 euro per una dose di marijuana). Le percentuali di guadagno per il pusher sono risicate, ma è la grande mole di lavoro che consente di fare soldi facili in poco tempo, senza tener conto delle possibili ripercussioni sulla fedina penale. Piccoli criminali crescono? Forse per alcuni di questi ragazzi è incominciata la carriera all’interno dei clan.

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