Sono 6.941 gli ettari di vegetazione bruciati in Puglia dal mese di giugno al 10 agosto. A tracciare il bilancio è Coldiretti Puglia, sulla base dei dati dell’Effis (European Forest Fire Information System). La provincia più colpita è Foggia, con 4.804 ettari ridotti in cenere, seguita da Taranto (890 ettari), Lecce (509 ettari), BAT (400 ettari) e Bari (338 ettari).
“Un danno incalcolabile per l’ecosistema – denuncia Coldiretti – che si somma a un enorme sforzo da parte di vigili del fuoco, protezione civile e forze dell’ordine per arginare le fiamme in aree di alto pregio naturalistico, paesaggistico, turistico e produttivo”. Secondo la Carta dei tipi forestali, i boschi di cerro, farnetto, fragno e vallonea coprono 46.712 ettari (19% della superficie boschiva regionale), la macchia mediterranea 42.594 ettari (17%) e le pinete di pini mediterranei 29.553 ettari (12%). Nonostante la superficie boschiva contenuta, la Puglia custodisce tutte e 10 le specie di quercia presenti in Italia, comprese due endemiche: vallonea e fragno.
Per ricostituire le aree distrutte, avverte Coldiretti, serviranno fino a 15 anni, con conseguenze su ambiente, economia, occupazione e turismo. Nelle zone colpite saranno vietate per lungo tempo le attività umane tradizionali e la fruizione turistica. Se il caldo anomalo ha favorito i roghi, a preoccupare è soprattutto l’azione dei piromani: si stima che il 60% degli incendi sia di origine dolosa. La pioggia potrà dare sollievo solo se costante e moderata, evitando fenomeni violenti che, come già avvenuto al Nord, possono provocare frane e smottamenti.
“Serve una strategia per riforestare ma anche per difendere foreste e macchia – conclude Coldiretti Puglia – creando le condizioni per contrastare l’abbandono delle campagne e valorizzando il ruolo di sorveglianza e manutenzione svolto dagli imprenditori agricoli, veri custodi dell’ambiente, in un contesto in cui due boschi su tre sono di proprietà privata”.
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