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Il referendum del 17 Aprile spiegato dal geologo Buttiglione

Pubblicato da: Alice Scolamacchia | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:12
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Domenica 17 Aprile saremo chiamati alle urne per esprimerci su un quesito referendario ben preciso: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?”.rnrnIl testo non è di facile interpretazione, e inoltre gli opposti schieramenti, più che chiarirlo, hanno contribuito a creare una diffusa confusione. Abbiamo deciso di rivolgerci a lei, un tecnico, un esperto del settore, per chiederle di chiarire meglio ciò che ci attende e definire con esattezza ciò su cui dovremo esprimere il nostro parere.rnrnCi aspettiamo, quindi, un parere il più possibile obbiettivornrnPotrebbe brevemente spiegarci a cosa esattamente si riferisce il quesito referendario?rnrnIl quesito sottoposto ai cittadini riguarda la norma, introdotta nella legge di stabilità, che consente di prorogare, sino all’esaurimento del giacimento utile, le concessioni minerarie per l’estrazione di idrocarburi liquidi e gassosi rilasciate in passato all’interno delle dodici miglia marine di distanza dalla costa, ove attualmente non è più consentito il rilascio di nuovi permessi di ricerca o di nuove concessioni.  L’eventuale rinnovo della durata delle concessioni non avverrebbe tuttavia in automatico, ma tramite un iter durante il quale sarà possibile valutare lo stato dell’arte sito per sito, al fine di migliorare gli standard di sicurezza, adeguandoli alle nuove conoscenze ed ai miglioramenti tecnologici intervenutirnrnLe concessioni interessate dal quesito referendario sono 44. In particolare 33 sono totalmente ubicate entro il limite delle 12 miglia dalla linea di costa e dalle aree protette mentre, altre 11 lo sono prevalentemente ed hanno gli impianti (piattaforme) ubicati entro le 12 miglia. Le 44 concessioni di coltivazione sono distribuite al largo delle seguenti sette regioni: Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Sicilia, Veneto.rnrnCosa si intende per “durata di vita utile del giacimento”, e di quali giacimenti si tratta?rnrnLa durata di vita utile del giacimento è l’arco di tempo necessario per estrarre dal sottosuolo la risorsa mineraria sino al suo quasi completo esaurimento. Essa può coincidere con la durata della concessione mineraria o, come sovente avviene, può abbracciare un intervallo di tempo più lungo. Per tale motivo le norme minerarie prevedono la possibilità di prorogare le concessioni rilasciate.rnrnPrevalentemente, nel Mare Adriatico sono coltivati giacimenti di gas, mentre i giacimenti di oli sono in numero ridotto.rnrnLe attività estrattive in Italia possono provocare terremoti e altri dissesti geologici?rnrnNon esistono evidenze scientifiche che attestino una connessione tra l’estrazione di idrocarburi dal sottosuolo ed il verificarsi di eventi sismici. E’ invece possibile che questo tipo di attività mineraria possa provocare il verificarsi di dissesti anche in superficie, come per esempio fenomeni di subsidenza del suolo. Esistono però delle tecniche, perfezionate nel tempo, che consentono di ridurre o di eliminare completamente il rischio che tali fenomeni di dissesto possano verificarsi.rnrn In Puglia qual è la situazione a tale proposito, e quale la ricaduta a livello di inquinamento ambientale?rnrnAllo stato attuale la Puglia non ha alcuna concessione rilasciata ed attiva all’interno delle dodici miglia. Solo un impianto per l’estrazione di oli è presente, ma a circa 50 km dalla costa brindisina. Al largo di Termoli e di Vasto, quindi al di fuori delle dodici miglia “pugliesi”, sono attive alcune piattaforme ad olio ed a gas. Pertanto, allo stato attuale le ricadute ambientali negative per il territorio pugliese possono essere considerate nulle.rnrnQualora si raggiungesse il quorum, potrebbe dirci cosa cambierebbe per la nostra regione se vincesse l’una o l’altra posizione?rnrnIn caso di vittoria del “sì” per la Puglia non cambierebbe nulla in termini di dismissione di impianti, data l’assenza di concessioni e quindi di piattaforme in esercizio all’interno delle dodici miglia “pugliesi” e considerato il divieto, già vigente, di installare nuove piattaforme in tale fascia protetta. E’ chiaro che la cessazione delle attività estrattive delle concessioni esistenti nell’Adriatico centro-settentrionale comporterebbe l’eliminazione del rischio residuo connesso. Si tratta però di impianti già ampiamente collaudati e sufficientemente sicuri, come attestato dagli anni di esercizio già trascorsi.rnrnSe dovesse prevalere il “no”, vista l’assenza di concessioni e di piattaforme operanti nelle dodici miglia “pugliesi”, il permanere della deroga contenuta nella legge di stabilità non troverebbe applicazione in alcun caso concreto che possa direttamente riguardare il territorio pugliese.rnrnA suo avviso, è appropriato sostenere che il referendum riguarda in qualche modo la salvaguardia dei nostri mari?rnrnConsiderato che il Governo ha già emanato norme che vietano il rilascio di nuove concessioni minerarie nelle dodici miglia marine e considerata l’assenza di impianti entro tale distanza nei mari pugliesi, ritengo che il referendum del 17 aprile sia ininfluente rispetto alla tutela ed alla salvaguardia dell’ambiente marino che si affaccia direttamente sulle nostre coste. Allargando l’orizzonte all’intero Mare Adriatico, come indicato in precedenza, la cessazione delle attività estrattive in corso alla scadenza delle concessioni vigenti eliminerebbe ogni tipo di rischio futuro per l’habitat marino. Vanno pertanto attentamente soppesate, a mio parere, le esigenze di tutela ambientale e le necessità di approvvigionamento di fonti energetiche di un Paese come il nostro, povero di materie prime.rnrnSempre secondo il suo parere, quale sarebbe il reale impatto ambientale sulla nostra regione, la Puglia, se la situazione attuale dovesse cambiare?rnrnUn reale e importante impatto per la nostra regione potrebbe  rinvenire solo dalla rimozione del divieto di rilascio di nuove concessioni nelle dodici miglia marine dalla costa. Ma credo questo al momento si possa escludere.

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