A Bari si dice “stip ca trov”: conserva che può servirti un giorno! Attenzione a non esagerare però!rnrnPersone che non riescono proprio a buttar via dei propri averi, indipendentemente dalla loro utilità. Non sono solo i protagonisti di un programma TV, ma sono degli individui con “disturbo da accumulo”, detto anche “disposofobia”, cui segue un forte bisogno di conservare tutti gli oggetti, provando una forte resistenza nel gettarli via.rnrnProprio a causa di questa forte resistenza le case vengono private del loro reale uso e iniziano a riempirsi, ad essere invase da qualsiasi oggetto e se alcuni spazi vengono sgomberati sarà solo grazie ad altre persone come amici, familiari o addetti alle pulizie. Non sono soltanto stanze inutilizzate o secondarie (come garage o soffitte) ad essere invase, ma anche spazi vitali: la cucina non serve più per cucinare, il bagno non è più libero. La casa da abitazione per le persone diventa deposito di oggetti di ogni genere.rnrnLa difficoltà dei “disposofobici” non è solo nel buttare via gli oggetti, ma anche nel regalarli, riciclarli o venderli. Non si tratta solo di oggetti “inutili” come riviste, vecchi vestiti, borse o documenti. Questa ossessione può riguardare anche oggetti preziosi, da collezione, solo che si tratta di un eccessivo collezionare, non essendoci più neanche spazio disponibile.rnrnNon è difficile immaginare come l’ingombro comprometta il funzionamento normale della vita dell’individuo e di chi gli sta accanto. Infatti una possibile conseguenza è l’isolamento a cui si va incontro dato l’imbarazzo e la vergogna che si prova nell’ospitare persone nella propria casa e questa condizione fa si che si inneschi un circolo vizioso che alimenta sempre più la condizione di abbandono. Diventa difficile muoversi all’interno della casa, cucinare, pulire, dormire! Può risultare difficoltoso anche trovare la presa elettrica per accendere elettrodomestici!
Sepolti in casa…tratto da una patologia vera
Pubblicato da: dott.ssa Federica Dileone | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:26
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