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I giovani e il rebus delle pensioni

Pubblicato da: dott. Raffaele De Leonardis | Mar, 3 Ottobre 2017 - 10:45

Uno dei quesiti che un consulente finanziario o un commercialista riceve frequentemente da clienti e famiglie è la ricerca di soluzioni per il “problema previdenziale”, specie se riferito alle nuove generazioni.
La questione è nota. L’evoluzione del mercato del lavoro italiano e del sistema previdenziale pubblico impattano in maniera determinante sulle scelte e le prospettive finanziarie future.
Qualche dato riepilogativo per approfondire la questione: dalla metà degli anni ’90, in concomitanza con l’integrazione europea, l’Italia ha avviato un processo di graduale trasformazione del sistema pensionistico in senso contributivo. In sintesi: tanto versi, tanto prendi. Come noto, il precedente sistema (retributivo) era ritenuto insostenibile per l’evoluzione demografica italiana. In passato eravamo un popolo giovane, con un ultra 60enne ogni 4/5 trentenni in età lavorativa. Adesso il numero di ultrasessantenni tende ad avvicinarsi sempre più al numero di lavoratori in attività.
La stessa durata media della vita (aumentata di parecchio negli ultimi 50 anni, grazie anche ai progressi della medicina) ha “costretto” diversi governi ad accelerare questo processo, oltre a rivedere le età pensionabili. Si pensi alla Riforma Fornero, e al corollario di esodati e quant’altro.
Infine le nuove generazioni hanno un bisogno di formazione maggiore rispetto al passato per essere assorbiti dal mercato del lavoro, e devono convivere, spesso per anni, con forme contrattualistiche molto penalizzanti dal punto di vista dei contributi previdenziali; per non parlare delle sacche di pagamento “in nero” o comunque parzialmente non contabilizzato per vari motivi.
Risultato: chi entra oggi sul mercato del lavoro, o vi è entrato 5 o 10 anni fa, difficilmente, numeri alla mano, potrà sperare in pensioni pubbliche superiori al 60/70% dell’ultimo stipendio. Gli autonomi addirittura rischieranno pensioni pari al 40/50% dei ricavi di fine carriera.
Cosa fare? Molti esperti suggeriscono i fondi pensione privati: forma di risparmio intelligente e con diverse agevolazioni fiscali collegate. Certo, c’è bisogno di avere un risparmio mensile costante, e in qualche caso, ciò è un sacrificio difficile per giovani alle prese con acquisto casa o altre incombenze familiari. Ma, allo stato attuale, è il primo investimento/accantonamento, che una giovane famiglia deve pianificare.
Altra domanda in merito è quella relativa alla convenienza per la destinazione del TFR tra fondi privati, contributi aziendali o fondo INPS. Il trattamento di fine rapporto (parliamo quindi di lavoratori dipendenti) può essere da qualche anno investito mese per mese. Anche qui, per motivi soprattutto fiscali, conviene trasferire quei fondi e farli investire da Banche e Assicurazioni specializzate. Comunque, sia che si tratti di fondi privati, che aziendali, che Inps, è assolutamente necessario sfruttare queste normative.
Gli autonomi non hanno TFR, ma nel caso di aziende di medie e grandi dimensioni anche per dirigenti e imprenditori proprietari è possibile destinare un fondo previdenziale (per esempio il cosiddetto Trattamento di fine mandato), ma anche altre protezioni di natura assicurativa e assistenziale, come polizze danni o sanitarie.
In sintesi, quindi, la questione va affrontata da un doppio punto di vista. Tutti, lavoratori autonomi, dipendenti, ma anche genitori che vogliono avviare un piano previdenziale per figli con situazioni lavorative incerte, devono da subito avviare un “salvadanaio Previdenziale”. È una priorità assoluta, che deve essere pianificata come principale veicolo di risparmio. Deciso il cosa e il perché, si possono trovare diversi come.
Accanto a queste scelte, di natura personale, le altre opportunità sono da ritrovare nei rapporti di lavoro: per chi ha contratti da dipendente, versare il Tfr ad un fondo è assolutamente consigliabile, per chi ha imprese e società, si possono studiare forme di contribuzione direttamente dal patrimonio aziendale.
Infine, un suggerimento che ribadisco alle famiglie: chi può avviare già un fondo pensione per figli e nipoti deve farlo e può già sfruttare diverse iniziative. Infatti più che conservare rendite finanziarie (tra l’altro a tassi prossimi allo zero) è opportuno veicolare il risparmio, sfruttando l’alleato tempo. Si deve puntare, gradualmente, a trasformare il risparmio degli italiani, ricco e presente, in risorse da investire per moltiplicare le risorse da utilizzare in futuro.

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