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Dal coma ai passi nuovi, la rinascita di Valeria: “Mi hanno spinto in migliaia. E ora cammino quasi da sola”

Pubblicato da: Antonino Palumbo | Dom, 13 Maggio 2018 - 11:00

“Adesso cammino quasi da sola. Del resto qua sono ‘tedeschi’, devi rigare dritto, ma i risultati si vedono”. Sorride, Valeria. E’ sabato alla Kliniken Valens, in Svizzera. E per Valeria Sciacovelli sabato vuol dire “riposo”, dopo cinque giorni di riabilitazione fra ippoterapia, fisioterapia, ergoterapia, idrochinesi, logopedia e neuropsicologia. Tre anni e mezzo fa la sua quotidianità era il lavoro al bancone dell’Antica pasticceria del liceo, a Bari, i balli caraibici del Corazon Latino, la passione per il calcio e per il Bari. Poi, il 5 febbraio 2015, l’incidente stradale mentre andava al lavoro da Modugno a Bari. La Fiat 600 distrutta, il coma, il risveglio nel giorno di Santa Rita, l’inizio della riabilitazione in Italia, la necessità di costose cure (da 150mila euro) in Svizzera e la catena di solidarietà alimentata dalla pagina Facebook “Forza Valeria”, che ad oggi conta quasi 5mila e 800 like. Teatro, salsa, beach volley, burraco, calcio e calcetto. Attori, cantanti, amministratori, politici, ultras: per Valeria, 25 anni da compiere a ottobre, si sono mossi proprio tutti. E le hanno dato la forza per affrontare i cinque cicli di cure in Svizzera, di sei-otto settimane l’uno, lungo 22 mesi, e quelli di fisioterapia in Italia. Stavolta a Valens, con Valeria, non c’è la mamma Anna, ché non ha potuto mollare il lavoro ma la sorella Valentina: “Un’altra tedesca, altro che gli svizzeri…”

Tosta? “Uh, parecchio. Le dico sempre: non bastavano i medici della clinica?” scherza Valeria. Sorride. “Sto benissimo, me lo dicono tutti. Sono soddisfatta. Qui non ci si ferma mai, ma io sono brava. Almeno, finora non si è lamentato nessuno”. Sembra di immaginarla al bancone della pasticceria. Solare, ironica. L’incidente non le ha tolto il sorriso. O forse si, solo che lei se l’è ripreso: “Mi sono sentita amata. Nella sfortuna ho visto il sole. Ho ringraziato tutti, anche i Seguaci, per la vicinanza che mi hanno dimostrato e la manifestazione allo stadio, l’anno scorso”. Guardi ancora le partite del Bari? “Da qui no, sono un po’ fuori dal mondo. Ma sono sempre una super tifosa”.

Valentina, la sorella ‘tedesca’, di anni ne ha invece 21. Stavolta è lei ad accompagnare Valeria, nel quinto e ultimo ciclo di cure. “L’obiettivo è riprendere soprattutto a camminare – racconta Valentina – essere più autonoma. E lei è migliorata tantissimo. Sono tutti fieri del lavoro che Valeria ha fatto e che ha continuato a svolgere anche a Bari con Giovanna Profico, la prima fisioterapista che le ha insegnato ad alzarsi dal letto per mettersi sulla sedia a rotelle”. Resteranno a Valens fino al 15 giugno. Poi Valentina tornerà al suo lavoro di cameriera e Valeria a inseguire il suo sogno. Una vita normale, ma non solo: “Voglio ritornare a ballare”, dice. “Spero si realizzi presto” le fa eco la sorella.

All’inizio di marzo Valeria fu trasferita nel centro di risveglio Villa Verde di Lecce. Rimase lì sei mesi, svegliandosi dal coma il 21 maggio e iniziando un percorso di riabilitazione, proseguita nella struttura sanitaria Frangi di Acquaviva delle Fonti e poi a casa, fino all’inizio delle cure in Svizzera. “Dopo l’incidente a livello era messa talmente male che sembrava inoperabile. La speranza era che resistesse alle prime 48 ore: abbiamo pregato tanto, recitato tantissimi rosari in ospedale. I medici che ci vedevano pregare da mattina a sera ci dicevano: non sappiamo cosa state facendo, ma continuate a farlo. Il fatto che le condizioni rimanessero stazionarie era visto già come un miracolo” prosegue Valentina.

“Mi davano come un vegetale” la interrompe Valeria, con lo sguardo fiero di chi sa di aver smentito ogni previsione inizialmente considerata come la più realistica.

“Poi ha avuto picchi di miglioramenti incredibili. E poco tempo dopo il nostro rientro da Medjugorie, ha iniziato a risvegliarsi. E nel giorno di Santa Rita ha parlato. Un sibilo, più che una parola, per chiedere un cuscino” ricorda Valentina.

Valeria è nata una seconda volta. E come una neonata ha dovuto faticare per muovere i primi passi. La strada è stata lunga, il cammino lento ma sostenuto da amici, conoscenti e sconosciuti. Centocinquantamila euro e un fiume d’amore per tornare a camminare, a ballare, a sognare. Ma, soprattutto, a vivere.

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