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Reperti archeologici rubati in Puglia e Basilicata: ritrovati 1329 beni, 90 persone denunciate

Pubblicato da: redazione | Mer, 12 Maggio 2021 - 08:00

Il Nucleo Carabinieri TPC di Bari, nell’ambito delle numerosissime attività investigative avviate sui territori di Puglia e Basilicata e spesso conclusesi in altre regioni italiane o all’estero, ha restituito nel 2020, al patrimonio culturale nazionale, beni archeologici, antiquariali e di arte contemporanea che rischiavano di essere definitivamente dispersi. Le attività delinquenziali connesse ai beni culturali, infatti, hanno sì risentito della crisi pandemica, ma hanno trovato un florido sbocco nel commercio illecito a mezzo e-commerce.

Sotto l’aspetto repressivo, le investigazioni a contrasto delle aggressioni al patrimonio culturale pugliese e lucano concluse lo scorso anno, hanno consentito il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 90 persone per i reati di ricettazione, violazioni in materia di ricerche archeologiche, detenzione di materiale archeologico, contraffazione di opere d’arte, violazioni in danno del paesaggio ed altre tipologie di reati previste dal Codice dei beni Culturali e del paesaggio e dal Codice Penale. Sono state  28  le perquisizioni domiciliari e locali eseguite a seguito degli esiti investigativi delle indagini.

Nell’arco dei dodici mesi sono stati complessivamente sequestrati 1.329 beni (contro i 531 del 2019), di cui 126 di tipo antiquariale, archivistico e librario, 19 reperti paleontologici, 1.181 reperti archeologici e 3 opere d’arte contraffatte, per un valore economico stimato in € 1.530.000 per i beni autentici e di € 7.000 per quelli contraffatti, qualora immessi sul mercato come originali.

Particolare impulso è stato dato alla tutela delle aree archeologiche. Infatti, il fenomeno che ancora oggi minaccia maggiormente il patrimonio culturale in Puglia e in Basilicata è sicuramente lo scavo clandestino che alimenta un traffico di importanti proporzioni, intorno al quale ruotano enormi interessi economici e commerciali. E’ da queste due regioni, del resto, che gran parte dei reperti archeologici nazionali (spesso di inestimabile valore storico-culturale) vengono illecitamente trasferiti e venduti all’estero. In tale quadro, nel 2020, sono state adottate misure tese all’identificazione sia dei diretti responsabili degli scavi clandestini che dei fruitori dei beni archeologici estirpati dal territorio. Le molteplici iniziative investigative hanno consentito il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 6 persone per lo specifico reato di scavo clandestino. L’attento monitoraggio di siti e-commerce ormai divenuti, come detto, canale preferenziale per la compravendita di arte, ha permesso il recupero di 1.181 reperti archeologici databili IV- II sec. a.C. dei quali 871 monete di natura archeologica e il contestuale deferimento all’Autorità Giudiziaria di 66 persone per impossessamento e detenzione illecita di beni culturali appartenenti allo Stato.

Nell’ambito del settore antiquariale ed in particolare di quello archivistico e librario, sono stati rinvenuti e sequestrati 240 documenti antichi (databili nel periodo tra il XVI e il XIX sec.), trafugati dall’Archivio Diocesano di Bisceglie. Le indagini hanno consentito di deferire all’A.G. il responsabile per ricettazione. Beni archivistici e bibliografici, di rilevantissimo valore storico e culturale, del valore commerciale stimato in 400.000 (quattrocentomila) euro, saranno presto restituiti alla comunità.

Di particolare rilevanza, per importanza storico-culturale, è anche il recupero di uno stemma araldico in marmo, bianco risalente al XVIII secolo, trafugato in data antecedente al 1992 da un palazzo del centro storico di Bisceglie (BT) e rinvenuto, a seguito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, in vendita presso un antiquario di Riva del Garda (TN).

In materia di tutela del paesaggio sono state incrementate le attività finalizzate a perseguire la realizzazione di opere edilizie abusive o realizzate in difformità rispetto ai progetti approvati in centri storici o comunque in aree sottoposte a vincolo. In tale contesto sono state denunciate 21 persone. Il costante impegno profuso dai militari del Nucleo TPC di Bari ha permesso, altresì, di esprimere un’efficace e coordinata azione preventiva e di controllo in Puglia e Basilicata, così riepilogata:

  • 108 controlli a esercizi commerciali, mercati e fiere di oggetti antiquariali;
  • 5 verifiche alla sicurezza anticrimine di musei, biblioteche ed archivi congiuntamente agli organi periferici del Ministero della Cultura (MiC) con la finalità di individuare eventuali punti di criticità sui sistemi di difesa passiva;
  • 86 controlli nelle aree archeologiche ritenute potenzialmente più esposte alle aggressioni criminali, svolti congiuntamente al personale delle Soprintendenze, del 6° Nucleo Elicotteri di Bari e dell’Arma Territoriale e dei Carabinieri Forestali;
  • 109 controlli su aree tutelate da vincoli paesaggistici;
  • 066 controlli di beni culturali nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti.

Nel 2020, sono stati consumati appena 8 furti su beni culturali (13 l’anno precedente), di cui 2 ai danni di istituti religiosi (come l’anno precedente).

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