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Afghanistan, l’appello di Wali, mediatore culturale a Bari: “I miei genitori bloccati lì, aiutateli a fuggire da quell’inferno”

Pubblicato da: redazione | Mar, 24 Agosto 2021 - 14:30

I suoi anziani genitori hanno il permesso di soggiorno per poter vivere in Italia, ma ora sono bloccati in Afghanistan dov’erano tornati pochi mesi fa, perché una delle loro figlie era incinta. Wali, uno dei cinque uomini della famiglia, dal 2008 vive e lavora come mediatore culturale a Bari. La storia è stata raccontata dall’Ansa Puglia.

Wali aveva realizzato il sogno del ricongiungimento con sua madre e suo padre ma adesso, dice amareggiato, “mi sento in colpa perché non posso fare più nulla per tirarli fuori da quell’inferno”. Sulla base delle informazioni che riceve dai suoi parenti, Wali sa che i Talebani, “soprattutto nei territori delle province”, stanno procedendo “con rastrellamenti e ritorsioni”.

“Vanno in giro in tutte le case, a caccia di chi ha lavorato per gli americani. Se non li trovano – spiega – si accaniscono sui famigliari: li portano via, nessuno sa dove, o li ammazzano sul posto”.

Wali teme per la sua famiglia perché, spiega, “due miei fratelli sono stati interpreti per la Nato, mentre mio cognato ha lavorato per il ministero dell’Interno afgano. I Talebani hanno gli elenchi di chi ha collaborato e sanno dove vivono”. “I due interpreti – spiega – non sono più in Afghanistan ma mio cognato è ancora lì ed è stato costretto a nascondersi. Anche mio padre e un altro mio fratello sono andati via di casa, sperando di non essere trovati”.

“Per le vendette i Talebani prediligono gli uomini – prosegue Wali – e a casa nostra sono rimaste soltanto mia madre, le mie sorelle e i loro figli piccoli. Le ho sentite ieri e sono scioccate: per uscire devono indossare il burqa e quando vanno a fare la spesa vengono fermate dai Talebani che chiedono come mai vadano in giro sole, senza un uomo. Loro rispondono che non hanno nessuno, che sono tutti morti. Ma fino a quando sarà possibile mentire?”. Wali ha paura soprattutto per i suoi genitori che hanno più di 75 anni e poche forze: “Non possono andare in aeroporto per mostrare il loro permesso di soggiorno per l’Italia: ci sono i Talebani che decidono chi far passare, ti chiedono i documenti. Se scoprissero che i loro figli hanno lavorato per gli americani, li ammazzerebbero all’istante”. “La situazione – evidenzia – è più brutta di quella che si vede in Tv dove si parla solo di Kabul. Nelle province i Talebani stanno mostrando il loro volto peggiore e hanno già chiuso tutte le scuole”.

In televisione, poi, “non ci sono più programmi di intrattenimento” e “hanno anche ucciso un famoso comico afgano”. Wali afferma di essersi rivolto anche all’Unhcr, ma “mi hanno detto che non hanno fondi né mezzi, e che tutto dipenderà dalla decisione dell’Italia di attivare o meno i corridoi umanitari”. Per questo ora rivolge un appello al governo italiano: “Fate il possibile per far tornare qui i miei genitori e aiutate la mia famiglia a sopravvivere”.

Intanto l’alto commissario dell’Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha ricevuto notizie da “fonti attendibili” che i talebani in Afghanistan stanno commettendo “esecuzioni sommarie di civili e soldati afghani”. Lo riporta Skynews. Bachelet non è entrata del dettaglio ma ha chiesto al Consiglio Onu sui Diritti Umani di creare al più presto un meccanismo per monitorare da vicino le azioni dei talebani.

Oggi anche il ministro Luigi di Maio ha parlato di 2.700 afghani, rientrati in Italia,  principalmente collaboratori delle istituzioni italiane, a partire dal contingente militare, e loro familiari. “Il numero  – ha detto Di Maio è destinato a crescere, considerati circa mille afghani già in sicurezza in aeroporto e previsti imbarcarsi sui prossimi voli italiani”.

 “Dopo che gli americani avranno lasciato l’aeroporto di Kabul (la data ipotizzata per ora è a fine mese) non sarà comunque possibile, né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza, mantenere una qualunque presenza all’aeroporto”, ha aggiunto. (foto defense one – twitter)

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