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Puglia, crisi sanitaria e carenza di medici: nasce un gruppo di lavoro Ordine dei medici e Regione

Pubblicato da: redazione | Mar, 3 Maggio 2022 - 17:36

La creazione di un gruppo di lavoro Regione Puglia – Ordine dei medici di Bari, che affronti alcune delle criticità della professione medica, a partire da urgenze come l’applicazione del regolamento degli studi odontoiatrici e l’impiego degli specializzandi per sopperire alle carenze di personale.

È quanto è stato deciso ieri durante il Consiglio direttivo dell’Ordine dei medici di Bari a cui hanno partecipato anche l’Assessore alla Salute della Regione Puglia, Rocco Palese, e il Direttore del  Dipartimento della Salute, Vito Montanaro.

Come emerso durante l’incontro, la mancanza di medici è stata acuita dalla fase pandemica e ha causato un aumento dei carichi di lavoro, che hanno avuto ripercussioni pesanti sui professionisti della sanità: secondo un recente studio dell’Istituto Piepoli il 20% dei medici è in burnout, mentre il 30% vorrebbe andare in pensione anzitempo. La mancanza di personale ha ricadute pesanti sia negli ospedali che sul territorio, dove in molte zone non si riesce a garantire la medicina di famiglia e la continuità assistenziale.

La Puglia ha dovuto ritoccare il rapporto standard da uno a 1.000 a uno a 1.300 per poter coprire le falle, ma ci sono casi di comuni in cui sono andati in pensione contemporaneamente più medici massimalisti e si è potuta coprire la popolazione residente solo portando momentaneamente lo standard a 1/1800.

Drammatica la situazione anche del 118 e dei pronto soccorso, dove i medici sono in fuga: solo nella ASL Bari vengono meno 2 medici al mese nel 118, che rischia di diventare un sistema infermieristico, come accaduto in altre regioni. Per tamponare momentaneamente le carenze di personale è stata avanzata l’ipotesi di usare il monte ore degli studenti del corso di formazione in medicina generale, come parte del percorso per conseguire il patentino del 118, in modo da abbreviare i tempi.

Una soluzione da studiare, non priva però di problemi sul piano legislativo. Gli odontoiatri hanno invece chiesto alla Regione di aprire una nuova finestra per confermare o aggiornare l’autorizzazione degli studi in base al nuovo regolamento e di chiarire l’applicazione difforme dei requisiti nelle diverse aree. Su quest’ultimo punto l’Assessore Palese si è impegnato a individuare presto una soluzione per riaprire i termini, anche attraverso la pratica dell’autocertificazione, e a chiarire i criteri di applicazione dei requisiti.

“Credo che oggi gestire la sanità in una regione del Sud non sia semplice. – ha dichiarato Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari, ringraziando l’Assessore Palese per la sua presenza – “I tagli in sanità degli anni scorsi si sono riverberati sul sistema durante la pandemia. Il malessere nella professione è particolarmente acuto. Qualcosa non funziona nel sistema e occorre far fronte con urgenza alle carenze di personale. Come ente sussidiario dello Stato diamo la nostra disponibilità a collaborare con la Regione per mettere a fuoco un quadro complessivo della situazione e contribuire ad individuare soluzioni. L’auspicio è di poter tornare a fare i medici come l’abbiamo immaginato all’inizio della nostra vita professionale”.

“Il nostro intendimento è di mettere a fuoco le emergenze e individuare delle priorità. – ha dichiarato Palese – La ripartizione del fondo sanitario penalizza le regioni del sud. Se poi si aggiunge lo scoppio di una pandemia, la situazione è ancora più critica. Abbiamo immaginato di fare qualche passo per portare a un’inversione di tendenza nei pronto soccorso, tra cui la scelta di istituire reparti di chirurgia di urgenza in ospedali di 1 e 2 livello. Serve in ogni caso un finanziamento ad hoc per le prestazioni differite, che sono state rinviate a causa del Covid, non inferiore ai 2 miliardi di euro. Ma accanto al problema finanziario, c’è quello della mancanza di personale medico, che non si risolverà se non di qui a qualche anno, quando si specializzeranno 30mila medici in più a livello nazionale dati dall’aumento delle borse di studio. Occorre sì prendere gli specializzandi, ma anche pensionati e devono esserci deroghe contrattuali rispetto per esempio agli straordinari, per smaltire le prestazioni differite”.

Anche Vito Montanaro è ritornato sul tema della carenza di medici formati: “Per i prossimi 4/5 anni non avremo più specialisti di quanti ne abbiamo oggi. La situazione attuale è tale che se volessimo assumere 10 anestesisti o medici specializzati in pronto soccorso non li troveremmo. Noi oggi dobbiamo adeguare gli schemi di gioco con gli stessi giocatori. Avremo 10 milioni di euro in più da destinare al numero delle assunzioni, che tuttavia non andranno distribuiti a pioggia, ma dovranno puntare su progetti per essere attrattivi in modo da trattenere i neospecialisti sul nostro territorio, non solo attraverso un posto di lavoro, ma attraverso un progetto e una prospettiva di crescita per il futuro”.

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