“Non sappiamo se ridere o piangere dinnanzi all’ennesima illusione dell’ASL di Bari che contribuirà a mettere ancora più in ginocchio il penitenziario barese, già in grosse difficoltà per il noto sovraffollamento di 450 detenuti a fronte di 260 posti”. E’ questo il commento del sindacato della polizia penitenziaria (Sappe), in merito all’apertura di un nuovo ambulatorio dedicato ai carcerati. “Secondo l’ASL – prosegue il sindacato in una nota – da pochi giorni i detenuti possono contare su un team di specialisti, composto da neurologo, neuropsicologo e tecnico di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare. L’apertura di questo ambulatorio ci ricorda la REMS inaugurata nel carcere di Lecce da qualche anno, che doveva ospitare più di una ventina di detenuti con seri problemi psichiatrici, mentre oggi è praticamente chiusa per mancanza di specialisti, e con i pazzi in giro per le carceri pugliesi”.
“Chissà – si legge ancora – se il Dirigente sanitario U.O.C. del carcere di Bari dottor Buonvino viene informato delle numerose lamentele dei detenuti che vogliono parlare con lui, inutilmente, per denunciare la scarsa assistenza sanitaria che li ha portati in più occasioni ad eclatanti azioni di protesta. Queste cose non le afferma solo il SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, che cerca di tutelare il lavoro e la salute dei poliziotti di Bari, ma anche l’USSPI (il sindacato dei sanitari) che proprio l’11 giugno scorso ha richiesto un incontro urgentissimo al Direttore Generale e Sanitario dell’ASL di Bari in cui veniva denunciata la mancanza di operatori, mezzi e materiali, nonché la non proprio impeccabile gestione dell’unità operativa di medicina penitenziaria”.
E ancora: “Mentre si abbaglia il pubblico con queste iniziative, l’ASL di Bari si comporta in maniera superficiale per non dire peggio, sulle questioni inerenti la sicurezza dei poliziotti e della cittadinanza in occasione di ricoveri di pericolosi detenuti che vengono lasciati a stazionare per delle ore davanti ai pronto soccorso, oppure per l’effettuazione di visite specialistiche in orari in cui i vari ambulatori sono pieni di persone e pazienti.
Il SAPPE non vuole certo sminuire le potenzialità di questo nuovo ambulatorio, ma ritiene che sarebbe stato più importante ridurre le visite all’esterno per i detenuti affetti da patologie più comuni che invece sono aumentate e di molto, facendo proliferare il turismo sanitario-penitenziario. Per esempio ci sarebbero detenuti che dal carcere di Turi verrebbero portati a Bari per le cure dentarie, mentre sembrerebbe che quelli di Bari verrebbero accompagnati all’esterno per lo stesso motivo. E’ vero ciò? Il SAPPE vuole ricordare che allo stato sarebbero ben altre le necessità e priorità per la salute dei detenuti.
Infatti il carcere rappresenta un serbatoio importante per la diffusione delle malattie infettive, quali tubercolosi, HIV, epatiti virali e altre ancora (il covid esiste ancora). Senza dimenticare l’importanza delle patologie psichiatriche che sono diventate una vera e propria emergenza, ma che rimangono senza risposte con i detenuti affetti da tali patologie abbandonati a se stessi. Eppure su questo frangente nulla si muove, non considerando che una prevenzione e controllo costante con screening di tali patologie (che non vengono effettuati)garantirebbe non solo la salute di tutta la popolazione detenuta ma anche dei poliziotti penitenziari che vi lavorano a stretto contatto.
Il SAPPE deve anche denunciare la debolezza dell’amministrazione penitenziaria che consente passivamente tutto ciò, venendo meno ai suoi doveri di controllo e gestione della sicurezza del penitenziario barese e dei lavoratori. Il SAPPE ritiene che la salute dei detenuti , la sicurezza del carcere, l’incolumità dei poliziotti nonché quelli della cittadinanza sono una cosa seria che non può essere abbagliata da una iniziativa seppur meritoria, che – conclude la nota – cerca di mettere sotto il tappeto le gravi criticità di assistenza sanitaria dei detenuti presenti presso il carcere di Bari”.