C’è un duo che negli ultimi anni ha ridato ritmo, orgoglio e respiro internazionale al suono napoletano. Si chiamano Nu Genea, precedentemente Nu Guinea, impossibile non essersi imbattuti nel loro groove su una playlist estiva, a un festival o qualche reel Instagram.
Dietro il progetto ci sono Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, due producer nati a Napoli e trapiantati a Berlino, con un passato nella scena elettronica e techno europea.
Due giovani chedecidono di rallentare il BPM per tornare verso casa, musicalmente e culturalmente. Così nasce Nu Genea: un viaggio sonoro tra funk, disco, jazz, Afrobeat, elettronica e tanta Napoli.
Il loro nome è già una dichiarazione d’intenti: “Nu Genea” richiama l’idea di una nuova nascita, una nuova genetica sonora. Mischiano strumenti vintage, groove anni ’70 e ’80, ritmi del Sud del mondo e campionamenti di rara finezza. Non fanno revival: loro dicono di fare “architettura del suono”, restituendo dignità popolare e globale alla musica italiana.
Questo maggio, uno dei loro più grandi successi “Bar Mediterraneo” compie 3 anni.
“Bar Mediterraneo” è più di un disco: è un luogo immaginario, un porto musicale dove si incontrano lingue, culture e stili. Cantato in italiano, napoletano, francese e arabo, l’album è un manifesto della loro visione: accogliente, fluida, libera. Una festa collettiva che è anche viaggio e memoria.
Tra le tracce più amate certamente “Tienaté” , “ Marechià” e “Vesuvio”.
Ma perché ci piacciono così tanto? Ci piacciono perché sono veri, senza essere snob, e capaci di far ballare senza bisogno di effetti speciali. Sono musicisti, ricercatori del suono. Il loro successo è la prova che anche nella musica c’è contaminazione ma allo stesso tempo identità culturale: radici ben piantate nel Golfo di Napoli e lo sguardo aperto sull’Africa, sul Medio Oriente e sull’Europa cosmopolita.
Tre anni dopo, Bar Mediterraneo è ancora lì, perché è fatto di sole, mare, cultura e ritmo.