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Favorirono la latitanza di un boss Foggiano, chieste 6 condanne

Fu arrestato nel 2024 dopo evasione da Badu 'e Carros

Pubblicato da: redazione | Mar, 20 Maggio 2025 - 16:50
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La Dda di Bari ha chiesto condanne da uno a quattro anni di reclusione per sei imputati (a processo in abbreviato) che, tra il febbraio 2023 e il 2024, avrebbero aiutato la latitanza del boss di Vieste (Foggia) Marco Raduano, detenuto dopo una condanna all’ergastolo, evaso dal carcere di Badu ‘e Carros (Nuoro) il 24 febbraio 2023 e arrestato in Corsica il 2 febbraio 2024. Nello stesso giorno fu arrestato in Spagna anche il suo braccio destro, Gianluigi Troiano, latitante dal 2021. Oggi sono entrambi collaboratori di giustizia. Agli imputati sono contestati a vario titolo i reati (tutti con aggravante mafiosa) di favoreggiamento, traffico internazionale di stupefacenti e danneggiamento a seguito di incendio. Nell’inchiesta coordinata dal pm Ettore Cardinali, infatti, oltre agli “appoggi logistici e coperture” per Raduano, sono contestati anche il traffico di droga dalla Spagna al Gargano organizzato da Raduano e Troiano, e l’incendio di una macchina della madre di un collaboratore di giustizia, avvenuto il 31 ottobre 2023 a Vieste.

La pena più bassa, di un anno, è stata chiesta per Raduano e Troiano, anche in virtù del loro status da collaboratori di giustizia. Quella più alta, a quattro anni, per il 32enne di San Giovanni Rotondo Domenico Antonio Mastromatteo. Tre anni e quattro mesi sono stati chiesti per Antonio Germinelli (34enne), tre anni per Michele Gala (38 anni), due anni e quattro mesi per il 32enne Marco Rinaldi e due anni per il 29enne Matteo Colangelo. La sentenza è prevista per giugno. Nel corso del suo anno di latitanza, Raduano sarebbe stato aiutato con “appoggi logistici e coperture, ospitalità anche per tramite di terzi, apparecchi telefonici anche criptati”, gli sarebbero state fornite un’Alfa Romeo e una Bmw, oltre che “denaro e beni di ogni genere, informazioni sulle ricerche delle forze dell’ordine, aiutandolo a sottrarsi alle ricerche dell’autorità giudiziaria e all’esecuzione della pena”, come si legge dal capo d’imputazione.

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