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Bari ricorda la strage di Capaci, Leccese: “Mafia si può sconfiggere”

Tante le iniziative in città

Pubblicato da: redazione | Ven, 23 Maggio 2025 - 18:46
strage di Capaci - commemorazione palazzo di città

Anche Bari ha commemorato oggi le vittime della strage di Capaci, avvenuta 33 anni fa, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Le celebrazioni sono iniziate nel quartiere Catino, nel giardino dedicato a Peppino Impastato, recentemente restituito alla cittadinanza dopo trent’anni di attesa. Presente il sindaco Vito Leccese, che ha sottolineato l’importanza di questi spazi pubblici: “È passato troppo tempo per restituire alla città luoghi di socialità e aggregazione, oggi più che mai necessari”.

Nel suo intervento, Leccese ha richiamato l’insegnamento di Falcone: “Solo attraverso l’impegno condiviso di istituzioni, scuole, associazioni, parrocchie e cittadini possiamo contrastare la violenza e le logiche criminali. Non dobbiamo mai abbassare la testa: così si può sconfiggere la mafia e la mentalità mafiosa”. Il programma della giornata è proseguito nel quartiere Santa Rita, con la deposizione di una corona di alloro nell’aiuola che ospita la targa commemorativa “Per non dimenticare”, di fronte al giardino Pertini. Altri momenti simbolici si sono tenuti in via Falcone e Borsellino e nel giardino intitolato a Francesca Morvillo. Il momento più solenne si è tenuto alle 17.57, ora esatta dell’attentato, quando davanti alla facciata del Comune è stata deposta un’ulteriore corona di fiori.

In apertura della cerimonia, cui hanno partecipato il sindaco Vito Leccese e le autorità locali, è stato osservato un minuto di silenzio accompagnato dalle note de “Il silenzio”. “Ricordare il sacrificio delle donne e degli uomini del nostro Paese che hanno dedicato la propria vita al servizio dello Stato, difendendo quotidianamente i valori e i principi fissati nella nostra Costituzione, è un dovere morale e, insieme, un omaggio alla memoria e alla nostra comune storia – ha dichiarato il sindaco Vito Leccese -. Il 23 maggio del 1992 la strage di Capaci (e 50 giorni dopo la strage di via D’Amelio) ha segnato un prima e dopo, portando l’attacco della mafia al cuore stesso dello Stato. Con l’omicidio del giudice Giovanni Falcone, del magistrato sua moglie Francesca Morvillo, degli agenti della scorta Rocco di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, si è tentato di sferrare un colpo mortale all’ordinamento democratico del nostro Paese. Ma ciò che è accaduto dopo, è stato un movimento di risorgimento civile e morale che ha attraversato l’Italia da nord a sud camminando sulle gambe dei cittadini e delle cittadine del nostro Paese, senza alcuna distinzione, cambiando per sempre la percezione di cosa siano le mafie e quale ruolo possa e debba avere la cosiddetta società civile nel contrasto alle logiche mafiose.

La mafia continua a nutrirsi di omertà e paura, continua a scommettere sul fatto che abbassare la testa dinanzi ai soprusi e alle violenze sia la scelta naturale di chi non vuole rischiare la propria tranquillità: ma noi oggi sappiamo che solo insieme – istituzioni, scuole, associazioni, parrocchie, comitati cittadini – scegliendo di non distogliere lo sguardo, possiamo sottrarre terreno alla criminalità organizzata, in ogni luogo e in ogni contesto. Certo, la mafia, dal 1992, ha cambiato pelle: ha rinunciato alle azioni eclatanti per occupare quella cosiddetta zona grigia, ben più difficile da perimetrare e bonificare ma non meno pericolosa per la tenuta delle istituzioni. E qui, noi tutti, ciascuno nel proprio ruolo, siamo chiamati a fare la differenza, rafforzando quella rete di resistenza culturale e sociale che passa per la consapevolezza e la cultura della legalità. Nell’idea ostinata e tenace che le mafie si possono sconfiggere operando a tutti i livelli della società, senza tralasciare la formazione, la cultura e la scuola, risiede l’eredità morale più grande che Giovanni Falcone ci ha lasciato e che noi vogliamo onorare, da rappresentanti delle istituzioni chiamati a operare quotidianamente per il bene della collettività”.

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