Nel pieno dell’estate, mentre milioni di italiani combattono contro le punture di zanzara nei giardini e lungo le coste, arriva un allarme che va ben oltre il fastidio stagionale. A livello mondiale, questi insetti sono responsabili ogni anno di oltre 1 milione di morti e fino a 700 milioni di contagi, pari a quasi una persona su dieci.
Il 2024 è stato l’anno peggiore di sempre per la dengue, con oltre 14 milioni di casi e quasi 12mila decessi. E il 2025 non promette meglio: da gennaio sono già 3,6 milioni i contagi e 1.900 le vittime in 94 Paesi, con focolai particolarmente intensi nel Pacifico (Samoa, Figi, Tonga e Isole Cook).
La situazione preoccupa anche l’Oms, che ha lanciato un nuovo allarme su un possibile ritorno della chikungunya, già diffusasi globalmente vent’anni fa. Secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, nei primi otto mesi del 2025 sono stati registrati circa 240mila casi e 90 decessi in 16 Paesi.
Gli esperti avvertono che la crescita esponenziale di queste infezioni è favorita da cambiamenti climatici, globalizzazione ed esposizione a nuovi sierotipi. «La febbre dengue è la malattia trasmessa dalle zanzare più diffusa al mondo e continua a crescere senza sosta», spiega Greg Devine, direttore di entomologia sul campo del World Mosquito Program.
Tra le soluzioni, il Wmp punta sul metodo Wolbachia, basato sul rilascio di zanzare portatrici di un batterio che riduce la capacità di trasmettere virus come dengue, Zika e febbre gialla. I risultati sono già incoraggianti: a Yogyakarta (Indonesia) i casi sono calati del 77%, mentre in Colombia e Brasile si sono registrati crolli significativi dell’incidenza, proteggendo milioni di persone.
Mentre l’attenzione resta alta, la Giornata mondiale della zanzara – che ricorre proprio in questi giorni – ricorda quanto queste malattie non siano un problema lontano, ma una sfida sanitaria globale che riguarda anche l’Europa.