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Brindisi, papà abbandona figlia: condannato a risarcirla per 78mila euro

A titolo di risarcimento del danno non patrimoniale

Pubblicato da: redazione | Lun, 1 Dicembre 2025 - 10:43
tribunale avvocati giudice

Quando nell’infanzia di un bambino vengono a mancare aspetti fondamentali quali la protezione, il senso di sicurezza, il rispetto, l’accudimento amorevole, il riconoscimento empatico e la guida, il bambino tenderà a creare una sorta di “reazione protettiva” al dolore provocato da tale mancanza. È quanto emerge dalla sentenza del tribunale di Brindisi del giudice Roberta Marra, che ha accolto la richiesta risarcitoria di una donna contro il proprio padre, condannandolo al pagamento complessivo di 78mila euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale. La giovane, ha sostenuto di essere stata abbandonata dal padre, che si sarebbe disinteressato totalmente di lei, sia sotto l’aspetto morale che materiale, nonostante un’ordinanza del tribunale di Brindisi del 2000 che imponeva un mantenimento mensile. Da quanto emerge dalla sentenza, è risultato pacifico che il genitore non si sia mai occupato della figlia, non l’abbia mai sostenuta economicamente, né abbia mai voluto incontrarla.

Per il giudici monocratico, infatti, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, ha ricordato che “ L’abbandono, che si è protratto per anni, ha determinato nella figlia gravissimi problemi di natura psicologica, come insicurezze e ansie, compromettendo il rendimento scolastico e la vita di relazione, causandole attacchi di panico e un progressivo isolamento. Testimonianze in giudizio hanno confermato che la ragazza soffriva e soffre tuttora di attacchi di panico, chiudendosi spesso in sé stessa“ In punto di diritto, il giudice Marra ha richiamato i principi della Suprema Corte, stabilendo che la violazione sistematica e protratta dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione (artt. 147, 148, 315-bis c.c. e art. 30 Cost.) non costituisce un mero inadempimento, ma integra un illecito civile (art. 2043 c.c.) in quanto lede il diritto fondamentale del figlio a una relazione affettiva equilibrata. La liquidazione complessiva di 78mila euro deriva dalla somma di 30mila euro per il danno biologico (calcolato tenendo conto che il dolore è stato parzialmente metabolizzato intorno ai 24 anni, età in cui l’attrice ha raggiunto una stabilità affettiva e la maternità), a cui si aggiungono 48mila euro per il danno morale-esistenziale, liquidato in via equitativa per il complessivo disagio subito. Il genitore è stato inoltre condannato al pagamento di spese legali e di consulenza. La deprivazione affettiva, infatti, è una sensazione cronica di vuoto e solitudine, dovuta alla mancanza di affetto, attenzione e calore emotivo durante l’infanzia o in relazioni significative. Questo può portare a sentimenti di inadeguatezza, paura dell’abbandono, e la difficoltà di sentirsi realmente compresi dagli altri. Le conseguenze si manifestano in età adulta con vari schemi comportamentali, come la ricerca di relazioni intense o, al contrario, l’evitamento dell’intimità.

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