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Cade intonaco dal soffitto, la scuola Piccinni riapre a metà

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:11
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BARI – Dopo la caduta di pezzi di intonaco in un’aula piena di bimbi nella scuola elementare Piccinni, il Comune ha avviato dei lavori di urgenza. E l’apertura dell’istituto prevista per mercoledì è stata spostata a giovedì, ma solo per una parte delle aule. Un intero piano resterà chiuso per un’altra settimana.

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Oggi si è tenuto un sopralluogo dei tecnici e dei due assessori ai Lavori pubblici, Giuseppe Galasso, e all’Istruzione, Paola Romano. E si è stabilita la tabella di marcia dei lavori di messa in sicurezza. L’edificio si divide in tre piani: il piano terra e il terzo piano (dopo un’attenta verifica) non riportavano problemi. Sui soffitti del primo piano gli operai hanno riscontrato alcuni difetti nei soffitti che sono stati tutti riparati.

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Resta il secondo piano, quello dove si è verificata la caduta di intonaco. Qui ci vorrà più tempo ed è per questo che otto classi saranno trasferite per una settimana nella scuola Melo del rione Libertà.

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“Abbiamo voluto estendere i controlli in tutte le aule della scuola – dichiara l’assessore Galasso – e abbiamo deciso di effettuare piccoli interventi di manutenzione preventiva a garanzia della salubrità degli ambienti scolastici. Mercoledì saranno effettuati gli interventi di pulizia e giovedì potranno rientrare a scuola quasi tutti gli alunni, con la sola eccezione di quelli delle otto classi del secondo piano, per le quali sarà necessario qualche giorno in più”.

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Intanto, il consigliere comunale di Fdi – An, Filippo Melchiorre chiede un censimento urgente di tutti gli istituti baresi. “Dopo la caduta di intonaco dal soffitto della Piccinni urge un censimento dello stato degli immobili scolastici di competenza comunale al fine di verificare la sicurezza degli stessi – commenta – Non si può più parlare di casualità o di fatalità. Ogni anno assistiamo a troppi casi di crolli di solai, tetti, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di finestre, che interessano gli istituti scolastici del nostro Paese. Dove e come sono stati impiegati gli ingenti fondi previsti nella tanta sbandierata ‘Buona scuola’ di Renzi? E perché ancora non è stata completata l’anagrafe dei beni scolastici in tutti i Comuni italiani?”

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