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Una delle frasi più comuni che le neomamme utilizzano per descrivere il cambiamento dato dalla nascita del loro figlio è:“prima pensavo solo a me stessa, adesso prima di tutto e prima di me c’è lui, lui è la mia felicità.”\r\n\r\nLa nascita di un bambino comporta dei cambiamenti nelle caratteristiche della propria personalità, nelle priorità e nelle vite dei genitori. Da molti è descritto come il più bel giorno della propria vita, è visto come un evento felice, pieno di sorrisi e amore.\r\n\r\nIl cambiamento però richiede adattamento e spesso è difficile raggiungerlo. Dietro ai sorrisi conseguenti alle nascite spesso si nascondo pianti e paure. La maggior parte delle neo-mamme, circa l’85%, sperimenta infatti la così detta “maternity blues”, un malessere temporaneo che insorge il secondo o terzo giorno dalla nascita del figlio. Tra i sintomi  principali ritroviamo dei sentimenti di inadeguatezza rispetto al ruolo di madre, irritabilità, ansia, insonnia, labilità emotiva. Può essere anche difficile per la mamma essere a contatto con la pelle del neonato. È molto importante sostenere le mamme in questa fase, lasciarle libere di esprimere i loro sentimenti e le loro paure, il senso di colpa e di vergogna che possono provare e monitorare l’andamento e l’evoluzione della problematica. L’aspetto positivo è che la maternity blues tende a scomparire da sola nel giro di una settimana/dieci giorni e questo è anche uno dei fattori che differenzia questo breve periodo di malessere dalla depressione post partum, in quanto, quest’ultima non va via da sola.\r\n\r\nPuò apparire giorni o addirittura mesi dopo la nascita di un bambino e se non trattata può durare per molte settimane o mesi e può influenzare la capacità di prendersi cura del proprio bambino o di se stesse.  Non ci sono dei precisi fattori di rischio, può colpire qualsiasi donna indipendentemente dall’etnia, cultura, istruzione o dal fatto che si tratti di una prima gravidanza o meno. Oltre ai sintomi quali tristezza, stanchezza, pianto, ansia, possono presentarsi perdita di appetito, perdita di peso eccessiva, disturbi del sonno, attacchi di panico, difficoltà di concentrazione, il sentirsi incapaci, l’aver paura ad essere lasciate sole con il proprio figlio, avere disinteresse nei confronti del proprio figlio.\r\n\r\nSecondo l’APA circa una donna su 7 ne viene colpita ed è per questo che la United States Preventive Services Task Force (USPSTF) ritiene che le donne dovrebbero essere sottoposte a indagini per una diagnosi precoce (screening) per la depressione post partum sia durante la gravidanza che dopo il parto. La depressione postpartum è diversa da altre forme di depressione perché si sviluppa in un contesto particolare in cui è richiesto di prendersi cura di un nuovo essere umano che è completamente impotente. Le conseguenze si riflettono quindi sul bambino e sull’intero contesto familiare.\r\n\r\nDiventa fondamentale quindi non solo riconoscerlo ma soprattutto intervenire. Un ruolo primario potrebbero averlo partner e familiari, che dovrebbero essere pronti a captare i segnali d’allarme, supportare e indirizzare nel chiedere aiuto ad uno specialista. I trattamenti efficaci includono varie forme di psicoterapia, in particolare quella cognitivo-comportamentale, che mirano soprattutto a sviluppare le competenze necessarie per gestire i sentimenti e affrontare i problemi, spesso portate avanti in combinazione con farmaci antidepressivi.  L’intervento tempestivo migliorerà la prognosi, al contrario ci potrebbe essere un peggioramento in assenza di intervento.

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